VIDEO / Montemiletto verso le amministrative, il Pd riunisce le varie anime del centro-sinistra

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Il Pd di Montemiletto apre le danze, in vista delle elezioni amministrative del prossimo 12 giugno. I Dem del paese della media Valle del Calore questa mattina, sotto la reggenza di Ermando Zoina, hanno chiamato a raccolta le varie anime del centro-sinistra che si sono confrontate sul civisimo e sul ruolo dei partiti.

Un incontro che, ovviamente – come detto -, è propedeutico alla costruzione di un progetto alternativo a quello del sindaco uscente Minichiello e che dovrebbe candidare a primo cittadino il già sindaco Frongillo. Lo stesso Zoina potrebbe far parte della lista a sostegno di Frongillo: lui si dice pronto ma non indispensabile. Ovviamente, anche se non dovesse far parte della squadra, il suo appoggio alla squadra sicuramente ci sarà.

Il progetto che potrebbe nascere a Montemiletto, potrebbe essere una prosecuzione di “Laboratorio Irpinia”, lista che alle scorse Provinciali ha sostenuto Buonopane. Oggi, infatti, nella sala Impero di via Roma, si sono ritrovati non solo vari esponenti del Pd – dall’onorevole De Caro a Famiglietti, passando per il segretario provinciale Pizza e Enzo De Luca – ma anche rappresentanti delle Sardine e di Sinistra Italiana.

“L’esperienza delle Sardine è nata perché evidentemente c’era un bisogno di esternare il dissenso che tanti avevano verso il modo in cui i partiti gestivano le vicende politiche”, afferma Claudio Petrozzelli, consigliere comunale a Cesinali. “Da questa spinta sono nate molte collaborazioni su tutto il territorio che vedono le Sardine collaborare con tanti progetti civici e partitici. Non è un caso se uno dei fondatori, Mattia Santori, è risultato essere il più votato nella lista del PD alle amministrative di Bologna”.

“Il tema del civismo – prosegue – rimanda alla partecipazione; partecipazione che, però, rischia di venire sempre meno anche a causa della nuova legge sulla riduzione del numero dei parlamentari, che potrebbe mettere a repentaglio il principio di rappresentatività dei cittadini. Ma è anche un rischio per la democrazia stessa, perché saranno sempre meno le persone che avranno la possibilità di concorrere per rappresentare un’idea politica, e sempre più coloro che ambiranno a un seggio per curare esclusivamente i propri interessi”.

“Ciò, quindi, causa la corsa a usare i partiti come strumento personale, senza tener conto dei tanti militanti che lavorano davvero sui territori. È il caso di chi in una tornata elettorale si candida con Scelta Civica, in un’altra con Insieme e, in un’altra ancora, va a trattare per conto del PD per poi candidarvisi conto”.

“Come 6000Sardine, ma anche come amministratore eletto nelle file di un’esperienza civica dei Giovani per la Valle del Sabato a Cesinali, abbiamo sempre cercato di portare temi e di non fare coalizioni che rispondessero solo a logiche meramente numeriche; non a caso siamo stati tra i protagonisti della nascita della lista Laboratorio Irpinia alle ultime elezioni provinciali, insieme agli amici del campo progressista; lista che ha portato al centro dell’attenzione temi come la giustizia ambientale, la progettualità politica e una visione in una prospettiva che andasse anche oltre le sole elezioni provinciali”.

“Credo che sia questa la direzione verso la quale debba virare il PD, senza lasciarsi prendere dalla mania del governismo, che lo porta a cercare di stringere alleanze anche con forze che nulla hanno a che vedere con i principi fondanti del PD stesso, come ad esempio Italia Viva”.

Per Ranieri Popoli, coordinatore della segreteria di Sinistra Italiana, “rispondere al quesito posto dal titolo di questo incontro (Il civismo è alternativo ai partiti?) con un sì o con un no non ci aiuterebbe a comprendere le ragioni che sono alla base di un vicenda che riguarda la natura del nostro sistema politico. All’indomani della fine della guerra fredda non ci siamo resi conto che tutto sarebbe cambiato, a partire dal rapporto cittadini-partiti-istituzioni. L’assenza di un meccanismo di alternanza di governo, il ripiegamento dei partiti, soprattutto di governo, a una funzione gestionale e il crescere di ingiustificati privilegi hanno indotto gli italiani a individuare nel sistema maggioritario e nella formula del dirigismo di governabilità la scorciatoia illusoria di una fuoriuscita dalla crisi strutturale in cui era venuto a trovarsi il Paese, in particolare dopo la scomparsa di Aldo Moro”.

“Ma la crescente idiosincrasia verso i partiti e il ciclone Tangentopoli hanno cancellato qualsiasi ipotesi di recupero di un sistema che, nonostante i suoi innegabili limiti, aveva comunque garantito una forte partecipazione all vita democratica del Paese. Le successive riforme elettorali furono tutte orientate a privilegiare la personalizzazione istituzionale per cui i modelli dei partiti furono orientati ad ogni livello in tal senso. Il resto è avvenuto dopo la grave crisi economica e sociale del 2008 laddove l’Europa dell’autorità, globalizzazione neoliberista e l’omologazione delle forze riformatrici hanno contribuito a far crescere parimenti la diseguaglianza sociale e l’avversione per l’establishment e l’esercizio della politica più in generale”.

“Se non si ripensa a un nuovo sistema di rapporti tra Stato e partecipazione democratica nessuna riforma della politica potrà essere seriamente presa in considerazione. Il punto di partenza per la Sinistra e le forze progressiste deve essere questo”.

“Per questi motivi – conclude Popoli – il civismo deve essere un impegno votato a costruire la politica e non un suo nemico o un modo per perseguirla sotto le mentite spoglie di un localismo o di un impegno d’occasione”.