Crisi di maggioranza a Palazzo di Città, l’opposizione non resta a guardare. Oggi pomeriggio si è tenuta una partecipata assemblea pubblica promossa da “Per Avellino”, “Controvento”, “Sinistra Italiana” e “Si Può”, alla quale ha preso parte, tra gli altri, anche il candidato sindaco sconfitto al ballottaggio, Antonio Gengaro.
“L’opposizione deve svolgere il proprio ruolo” – ha dichiarato quest’ultimo – “e questo significa chiedere un incontro al Prefetto, perché senza una Giunta non si può governare. Inoltre, le gravi accuse rivolte a Festa e ai suoi richiedono, a mio avviso, l’istituzione di una Commissione d’accesso in Consiglio Comunale. So che un organismo del genere viene previsto per reati di mafia, ma le accuse mosse in questo caso, che riguardano anche l’associazione a delinquere, sono talmente gravi da far tremare vene e polsi. Ritengo quindi necessario che la Prefettura e il Ministero dell’Interno riflettano seriamente su questa situazione. Inoltre, come opposizione, dobbiamo essere uniti nel presentare una mozione di sfiducia nei confronti della sindaca e mettere la maggioranza di fronte alla realtà dei fatti”.
Assenti in sala i rappresentanti della segreteria provinciale del Partito Democratico. Tra i consiglieri comunali presenti, si sono visti però Ettore Iacovacci, Antonio Aquino (M5S), Amalio Santoro, Antonio Bellizzi e un po’ a sorpresa Rino Genovese del “Patto Civico”.
Gengaro critico nei confronti delle dichiarazioni del segretario provinciale dei dem, Nello Pizza. “Vedo che continuano a fare analisi sul voto” – ha commentato riferendosi proprio alle parole del noto penalista avellinese. “Io, il giorno dopo la sconfitta, mi sono assunto le mie responsabilità. Non credo che il centrosinistra avrebbe potuto ottenere di più dal proprio elettorato. Non ho voluto e non avrei mai potuto fare accordi con il Centrodestra. E per quanto riguarda Rino Genovese, dietro di lui c’erano Gianfranco Rotondi, Livio Petitto e Angelo D’Agostino, tutti esponenti di Fratelli d’Italia e Forza Italia” – ha concluso Gengaro.