TAURANO- «Mannaggia chella turchessa che t’ha dato latto!» . Le imprecazioni di Bastiano nella commedia “Le gare generose” di Giovanni Paisiello, scritta nel 1786 a Napoli (come si legge consultando le pagine web dedicate alla razza ndr) sono riferite a quella pecora che proprio grazie a Valentino Forino, 26 anni, tauranese, dopo anni in cui ha rischiato l’ estinzione, oggi e’ invece salva e proprio l’allevamento del giovanissimo pastore del Vallo di Lauro ne conta circa 400, la metà dei capi che nel 2020 Valentino ha ereditato dal nonno, Sebastiano Graziano, per tutto “o pecorar”. La pecora turchessa o anche conosciuta come pecora di Poggiomarino (perche’ la razza autoctona era proprio alle pendici del Vesuvio) ha in Irpinia il suo terzo allevamento d’Italia per numero. Cosa distingue le pecore turchessa da quelle più note? La testa nera. Proprio questa “missione” nei mesi scorsi ha portato Valentino alla ribalta della cronaca. Sia un’ intervista all’ edizione avellinese de “Il Mattino” che una ai microfoni di Rino Genovese per il TgR Campania. Ma Valentino non è un pastore troppo social. Anche se è tornato cliccatissimo qualche giorno fa per una foto insieme al suo gregge tra la neve. Come succede in questo periodo, il pascolo si sposta dall’alta montagna, in particolare in questo caso dal Pizzone (la località tra Vallo di Lauro e Monteforte) per trasferirsi in collina, anche a causa delle temperature. E Valentino ha fatto ritorno nel Vallo di Lauro. Così ha trovato anche il tempo di raccontarci la giornata tipo di un pastore di terza generazione e quella che per lui non e’ una fatica, un lavoro, ma una vera passione.
MARINAVO LA SCUOLA PER ANDARE AL PASCOLO
Valentino non sa indicare quale sia stato il momento in cui ha scelto di diventare pastore. Per lui fin da bambino era una passione seguire il nonno Sebastiano e il papà Maurizio. Anche se ha studiato. E uno degli aneddoti che racconta e’ legato proprio alla scuola: “Capitava qualche volta che la marinassi (facesse il famoso “filone” ndr) per raggiungere mio padre e il gregge. E chiamavo mamma per dirgli: non vengo a pranzo, raggiungo direttamente papà che mi cercava. In realtà non dovevo raggiungere nessuno, perché ero già lì. Molte volte mamma pensava che fossi a scuola ma invece ero al pascolo”. Capita anche questo. Poi la scelta e questa eredita’ dei capi del nonno Sebastiano, uno dei pastori più noti della zona. In questo periodo i terreni della collina, nel Vallo di Lauro, sono il rifugio dal freddo delle montagne. “Questo è il periodo del pascolo a valle, che andrà avanti fino in estate, diciamo fino a quanto più possiamo andare avanti. Nel momento in cui inizieranno a sbocciare le nocciole, allora ci trasferiremo nella zona di metà montagna, in particolare nei castagneti. Anche qui resteremo fino a quando non inizieranno a sbocciare le castagne, insomma, quando fioriranno. Da quel momento andremo in alta montagna”. Oltre al gregge di ottocento capi, ci sono alcune caprette napoletane o torca nera, a cui il giovane pastore ha dato anche un nome per riconoscerle.
LA GIORNATA INIZIA ALLE CINQUE DEL MATTINO….
La giornata di Valentino inizia mediamente alle cinque del mattino, in qualche caso anche prima, quando magari tanti suoi coetanei sono appena rincasati da una serata. Anche questo fa parte della sua scelta di vita. La prima attività e mungere le pecore, dopo aver allontanato e messo al sicuro gli agnellini. Un lavoro non certo veloce, visto che mediamente si tratta di duecento capi almeno. Ognuno di loro produce un litro di latte. Quello che viene lavorato nel caseificio di famiglia e diventa formaggio o ricotta. Poi si va al pascolo, fino a quando non fa sera. Ci sono vari punti di ricovero per la notte. Del resto le pecore sono anche richieste nella campagna, visto che consentono non solo una pulizia del terreno del tutto naturale ma anche di fare “concime”. Un altro aneddoto che ci racconta Valentino e’ legato proprio alla mungitura e dimostra allo stesso tempo come non avverta il suo lavoro come qualcosa da cronometrare: “Una volta mi è capitato di mungere per diverse ore. Dalle otto del mattino alle cinque del pomeriggio. Quando sono uscito pensavo fosse mezzogiorno, ma per poco non era il giorno successivo. Non ho avvertito la lunghezza del tempo trascorso, anche perché la passione fa passare ore senza accorgersene”.
L’ATTACCO DEI LUPI
Non sono mancate in questa esperienza da pastore anche dei brutti momenti per il gregge. E non potevano che essere collegati ai lupi. Nel 2022 Valentino perde a causa di un attacco circa 50 pecore e i suoi cani da guardia al gregge, sbranati o ridotti in pessime condizioni. Anche in questo lavoro i rischi non mancano. Proprio i cani sono un alleato importante per il pastore. C’è Ringo, che e’ il pastore tedesco che si occupa della direzione del gregge quando è in movimento. Ma non lascia mai il suo “padrone”, gli altri quattro, di razza maremmana, sono tutti invece concentrati a vigilare e a difendere le pecore. Non mancano i sacrifici, anche se quella del pastore e’ una vita che non molti scelgono di fare. Tra il Vallo di Lauro e Monteforte Valentino e’ rimasto uno dei pochi custodi di questa tradizione. Chissà se il figlio o la figlia che aspetta, come mamma e papà sceglierà di dedicarsi al gregge e alla trasformazione del latte in prodotti genuini a chilometro zero, come quelli del caseificio di Taurano. E ci sara’ anche una quarta generazione…