Dal Consorzio di Tutela Vini d’Irpinia riceviamo e pubblichiamo
Con riferimento all’allarme sollevato dalla CIA Avellino con il comunicato stampa, pubblicato in data 22 Agosto, che titolava “130 conferitori di uva aglianico restano senza committente” per un quantitativo di 25.000 ql di uve, il Consorzio di tutela vini d’Irpinia, estremamente attento alle problematiche dei viticoltori e pur dovendo restare estraneo alle dinamiche private delle singole aziende, che si confrontano sul libero mercato, dopo aver approfondito la questione, e verificato i numeri, è lieta di annunciare di aver raccolto la disponibilità, da parte di alcune aziende consorziate, ad acquistare uve aglianico, di buona qualità e corrispondenti ai dettami dei disciplinari di produzione della docg Taurasi.
Non è chiaro se i 130 viticoltori a cui si fa riferimento siano concentrati tutti a Paternopoli oppure in un’area più vasta.
Dai primi accertamenti tuttavia i numeri non sembrano essere corretti e la questione sembra riguardare quantitativi di parecchio inferiori.
Con riferimento infatti alla quantità citata, se si considera il solo Comune di Paternopoli, gli ettari vitati di Aglianico sono circa 153ha (pari a 15.300 ql di uve rivendicabili) ed eventualmente volendo considerare anche il Comune di Montemarano, non citato espressamente, gli ettari vitati di Aglianico ammonterebbero a complessivi 335 ha circa intorno ai 33.500 quintali di Aglianico totali nei due Comuni.
Appare difficile ritenere verosimile che un’unica azienda potesse assorbire praticamente tutto l’Aglianico prodotto a Paternopoli e Montemarano, trattandosi di Comuni molto vocati dove sono presenti altre aziende produttrici di Aglianico.
Pertanto allo stato attuale delle verifiche risulta che il quantitativo invenduto di uve sia molto distante da quanto dichiarato dal Presidente Di Marzo.
Il problema esiste ed è legato alla domanda di vino in generale che è diminuita, così come la nuova offerta sta raggiungendo la capienza di mercato, ed è probabile che in molte regioni ci sarà un’eccedenza soprattutto di uve rosse.
Aggiungete la vendemmia 2021 al mercato attuale, che dopo il Covid e la Guerra, si con-fronta con l’inflazione alle stelle in crescita anche all’estero, e la crisi energetica, il problema chiaramente esiste – non per tutti, ma per coloro che rimangono con uve o vino invenduti.
Le Aziende consorziate e gli agricoltori, si stanno già muovendo autonomamente e senza ulteriori sollecitazioni, per confrontarsi sui possibili acquisti, con la speranza che si riesca a trovare una soluzione che sia condivisa e vantaggiosa per tutti, alla luce della difficile situazione che stiamo fronteggiando.