Polo del tessile: un anno finito male, e uno in arrivo che potrebbe andare anche peggio. A meno che non si mettano in campo le necessarie sinergie. Non è positivo il bilancio del settore per Franco Fiordellisi, segretario Filtea Cgil, di recente promosso alla guida della Filcem provinciale. E i primi incontri in programma per il 2007 lasciano intuire la delicatezza di un comparto che ‘dondola’. In prima linea, le 82 maestranze rosa della Amuco e la questione Cdi, che nel giugno 2007 compirà due anni di cassa-integrazione straordinaria. Intanto per l’azienda di Lettieri già si profila il prosieguo dell’ammortizzatore sociale per il 2008. “Il progetto di ammodernamento e ricerca con l’Università di Lecce senza investimenti non può andare avanti. Così si corre anche il rischio di accompagnare questa azienda a una prima dismissione”, spiega il sindacalista. Di qui l’esigenza di un incontro mirato alla presenza del Presidente dell’Unione Industriali di Napoli già in gennaio. Che sarà il mese della verità anche per le lavoratrici dell’Amuco, destinate al licenziamento dal curatore fallimentare.
“Al momento – continua – non c’è opzione per riutilizzarle”. Poi l’invito: “Se la politica aiutasse, insieme all’imprenditoria si potrebbero raddrizzare le sorti di queste maestranze. La stessa amministrazione comunale di Avellino dovrebbe capire cosa farne di quella zona industriale”. Un caso, quello Amuco, che rimarcherebbe secondo il sindacalista della Cgil anche un altro problema:
“La condizione femminile continua a peggiorare nel campo dell’occupazione. Sia le lavoratrici, sia gli amministratori dovrebbero darsi una mossa”. Problemi anche per la Trapuntex di Mirabella Eclano che si è affacciata a un periodo di cassa integrazione ordinaria. In genere, sarebbero diversi i limiti che ostacolano il decollo del comparto per Fiordellisi. Primo tra tutti: “Il tessuto del tessile – si rivolge all’ossatura industriale, ndr – lavora per conto terzi o per mercati poveri. Le eccellenze, nel caso, vengono raggiunte solo per tramiti”. Sulla multi-settorialità: “Non è un’idea nata ieri – continua -. Dal post terremoto nessun’area ha avuto una assoluta specificità. Ma oggi siamo costretti, obtorto collo, a fare questa riflessione per trovare altri validi settori di affiancamento al tessile, massimo tre”.
Di qui la proposta di Fiordellisi: l’incrocio di una trilogia di tradizioni centenarie tutte ricollegabili al filone del design e dunque più in generale della moda, senza discostarsi così dall’obiettivo ultimo del distretto. “Immagino un connubio ceramica-laterizi-legno. Basti pensare all’Olz Bau di Calitri, alla Iavarone, alla stessa Novolegno (…). Una nuova alleanza da proporre a Provincia e Regione”. Infine, il segretario Filtea-Filcem ricorda quello che a suo parere è ‘il metodo’ della risalita: “Più volte ho esplicato la necessità di una cabina di regia provinciale per ponderare bene le scelte e utilizzare al meglio le aree e le risorse, facendo leva anche sulle scuole – conclude -. Per questo occorre aprire gli occhi sulle opportunità”. (di Antonietta Miceli)
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