Prosecuzione degli interventi di ricostruzione dei territori colpiti dal terremoto del 1980.
Recita così il titolo della delibera numero 576 approvata lo scorso 25 ottobre dalla Giunta regionale della Campania, riportando indietro la memoria a quel maledetto 23 novembre 1980 quando la lunga scossa di terremoto oscillatoria e sussultoria di una calda serata di una domenica d’autunno rase completamente al suolo decine di comuni in provincia di Avellino, provocando migliaia di morti e centinaia di migliaia di sfollati.
Nonostante siano stati destinati alla ricostruzione post sisma almeno 30 miliardi di euro, il terremoto dell’Irpinia dirotta ancora risorse e denaro pubblico in Campania.
Esattamente 17,5 milioni di euro, “… a valere sui conti maturati dal 2011 al 2015”, come recita il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti che ha disposto l’erogazione dei fondi a favore della Regione Campania.
La vicenda in questione è ripresa questa mattina anche da Il Fatto Quotidiano, in un articolo a firma di Vincenzo Iurillo.
“Ad Avellino, capoluogo dell’Irpinia devastata dal sisma del 1980, arriveranno 600.000 euro – si legge su Il Fatto –. A Bagnoli Irpino, 200.000 euro. A Guardia Lombardi, 600.000 euro. Altri 400.000 euro a Lioni. 400.000 euro a Cerreto Sannita, nel beneventano. Nel salernitano, Palomonte aspetta ancora un milione di euro, Oliveto Citra 200.000 euro e Pagani 300.000 euro. Dati a campione prelevati dagli allegati di una delibera di giunta regionale della Campania approvata il 25 ottobre 2016. Il giorno prima del terremoto che ha fatto tremare l’Italia centrale”.
Ancora.
“Sono le ultime briciole. Gocce nell’acqua del mare dei finanziamenti diretti nel ventennio post terremoto tra la Campania e la Basilicata: la commissione parlamentare d’inchiesta presieduta da 0scar Luigi Scalfaro li quantificò in 50.902 miliardi delle vecchie lire, stime successive e risalenti a circa dieci anni faparlano di 58.640 miliardi. Ci fu la corsa ad accaparrarsi quel denaro, che pareva non finire mai nell’era della spesa pubblica senza vincoli e senza controllo. I comuni disastrati furono una decina, quelli più duramente colpiti Casteinuovo di Gonza, Gonza della Campania, Laviano, Lioni, Sant’Angelo dei Lombardi, Senerchia, Calabritto e Santomenna. Un altro centinaio subì danni seri. Ma in un groviglio di leggi e leggine che prendono il via con la famosa (e famigerata) 219 del 1981, l’elenco dei comuni ammessi ai fondi per la ricostruzione lieviteranno fino al numero mostruoso di 687: in pratica l’intera Campania e Basilicata e persino un pezzetto di Puglia”.
La delibera di giunta approvata nei giorni scorsi, per ora distribuisce risorse a 86 comuni campani: la parte del leone, come è ovvio, la fa la provincia di Avellino, con 36 comuni. Ancora dati a campione: a Pratola Serra sono in arrivo 300.000 euro, a Rotondi 400.000 euro. Per Solofra sono stati stanziati 200.000 euro, mentre 600.000 euro serviranno per le opere a Volturara Irpina e 800.000 euro per quelle di Calcedonia. Altri 600.000 euro ad Apice, in provincia di Benevento, 100.000 a San Nicola Manfredi, 100.000 a San Croce del Sannio, 200.000 a Telese Terme. Gli ultimi finanziamenti toccano anche due paesi della provincia di Napoli, Pollena Trocchia e Saviano, destinatari di 100.000 euro ciascuna.
Quasi quaranta anni dopo, infatti, non è stata ancora fatta chiarezza nel mare magnum delle procedure. Come ha spiegato bene Fabrizio Geremicca sul Corriere del Mezzogiorno in un’intervista a un sindaco raggiunto dal finanziamento, ci sono paesi irpini con ancora decine di case da rimettere in piedi o in sicurezza (“… nel mio comune sono circa 40” afferma il primo cittadino di Guardia Lombardi, Antonio Gentile) a causa della confusione sui criteri di assegnazione.
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