Rsa Guarino, cinque operatrici rischiano il processo per diffamazione del Presidente

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SOLOFRA – Cinque operatrici della Rsa Guarino di Solofra rischiano il processo per diffamazione e sono state invece scagionate dall’accusa di calunnia nei confronti di Antonio Guacci, difeso dall’avvocato Marino Capone, all’epoca dei fatti Presidente dell’Azienda di Servizi alla Persona “Fabrizio Guarino”, ente morale che si occupa dell’assistenza alle persone anziane bisognose. Questa la decisione del Gip del Tribunale di Avellino Giulio Argenio, che ha accolto solo in parte, all’esito di un’udienza camerale, la richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura di Avellino, al termine di una camera di consiglio fissata per discutere la richiesta.

Tutto nasce dalla querela sporta da Guacci a seguito di un servizio giornalistico, attraverso il quale veniva segnalata, da alcune donne la cui voce era alterata per impedirne il riconoscimento, una situazione complicata all’interno di meglio specificata RSA di Solofra, nonché venivano denunciati presunti maltrattamenti a scapito degli ospiti della struttura, costretti in situazioni igienico sanitarie precarie. C’erano anche le immagini delle lesioni degli anziani ospiti.
Da un articolo, invece, so scopriva che le stesse doglianze erano state rappresentate con un esposto anche alla Procura della Repubblica. Qualche mese dopo, la difesa di Guacci aveva integrato la querela con un verbale di ispezione, effettuata presso la RSA Guarino dal Nucleo carabinieri Ispettorato del Lavoro, nel quale si leggeva che l’operazione era stata effettuata a seguito di richiesta di intervento da parte delle stesse operatrici finite nei guai, con esclusione di una sola di loro. Attraverso il programma “Vocal Remover and isolation” Guacci era riuscito a riportare le voci camuffate alla loro reale tonalità e autenticità. Ma non era finita. Perché nel corso delle indagini difensive gli audio erano stati sottoposti all’attenzione di altre operatrici dipendenti della struttura, che avevano riconosciuto le voci delle loro colleghe. Dalla trascrizione del file audio contenente le voci registrate delle indagate si lamentava di un`ambiente di lavoro difficile, causato dalla cattiva gestione del Presidente della struttura, definito “padre padrone”, in particolare affermando la non corresponsione di alcune mensilità dello stipendio, il mancato riconoscimento di ferie, una disparità di trattamento tra i dipendenti, nonché l’assenza totale di ascolto da parte di Guacci circa le esigenze delle lavoratrici. Oltre a ciò, nel racconto fatto all’emittente televisiva, veniva segnalato uno stato di degrado all’interno della struttura relativamente alle condizioni dei pazienti, che venıvano maltrattati verbalmente e non accuditi con scrupolo da parte di altre operatrici sanitarie.

Durante l’attività di indagine, la polizia giudiziaria ha escusso a informazione testimoniali le operatrici sanitarie che durante le indagini difensive avevano riconosciuto e individuato, attraverso gli audio, le indagate. Da loro era arrivata la conferma a quanto già dichiarato, ossia che le voci, rese autentiche attraverso un apposito programma, appartenevano alle cinque operatrici già riconosciute. Non solo, avevano anche smentito quanto segnalato dalle indagate nel servizio televisivo, negando in particolare la sussistenza dei presunti maltrattamenti, nonché delle lesioni ritratte sui corpi degli ospiti, le quali altro non erano, a dire delle stesse, che immagini ritraenti normali decorsi patologici dei pazienti. Quest’ultima circostanza, ossia la riferibilità a uno stato patologico delle lesioni, veniva confermata dal medico di riferimento della struttura.

“Gli elementi acquisiti rispetto alla fattispecie di diffamazione devono considerarsi sufficienti e idonei a fondare la sussistenza del reato e ad attribuirlo alle indagate quindi meritevoli di essere sottoposti all’accertamento dibattimentale.
Le autrici del reato sono state riconosciute dalle operatrici sanitarie loro colleghe di lavoro” che scrive il Gip: “non mostravano nessun dubbio circa l’identificazione delle stesse. Pur se, all’interno del servizio giornalistico, non è mai stato fatto espressamente il nome del querelante, né della struttura alla quale le intervistate si riferivano, la riconducibilità al Guacci e alla RSA Guarino di cui è presidente è inequivoca, posto che, come dallo stesso affermato, l’unica struttura di assistenza anziani in territorio solofrano. Inoltre, le operatrice stesse hanno ricondotto senza ombra di dubbio il servizio al proprio luogo di lavoro”. Il Gip ha ritenuto meritevole di accoglimento la richiesta di archiviazione del PM relativamente al reato di cui all’art. 368 c.p.