“Raccoglievamo polvere d’amianto con delle scope”. Processo Isochimica, parola ai teste

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A Napoli, nell’Aula bunker di Poggioreale, va in scena il secondo atto del processo Isochimica dopo il trasferimento dal Tribunale di Avellino. Un lunghissimo dibattimento quello odierno, che ha visto alternarsi al banco dei teste tre dei 330 operai che varcarono i cancelli dell’ex opificio di Pianordardine (attivo dal 1983 al 1988) insieme ad Antonietta Tomeo, vedova di Luigi Maiello.

“Lavoravamo con i nostri panni indosso – racconta l’allora ventenne Nicola Abrate – smontavamo i pannelli delle carrozze e grattavamo la sostanza che stava sotto per poi raccoglierla con delle scope. All’inizio veniva interrata, solo in seguito venne smaltita nei famigerati blocchi di amianto. E quando toglievamo i pannelli superiori, quella polvere ci cadeva completamente addosso”.

A testimoniare anche Mario Giordano e Antonio Olivieri, fratello di Alberto, deceduto proprio a causa di quella polvere infernale. Antonio, oggi, soffre di placche pleuriche, ha problemi cardiaci ed è in cura al Moscati di Avellino. “I vestiti di mio marito di rientro da Pianodardine luccicavano di un colore blu”, è il racconto infine della vedova Maiello.

Prossima udienza il 22 settembre.

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