Maxi piantagione di canapa nelle campagne di Montemiletto, il Riesame attenua la misura cautelare

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Maxi piantagione di canapa nelle campagne di Montemiletto, il Riesame attenua la misura cautelare nei confronti di Giuseppe Molinari, di Vico Equense, e Mario Rosario Adinolfi, di Gragnano, entrambi 20enni, già noti e ritenuti vicini agli ambienti del clan Di Martino di Gragnano , il primo legato da parentela proprio allo storico capoclan della zona, Leonardo Di Martino (non gli viene contestata però l’aggravante mafiosa dell’articolo 7 in questo procedimento) , difesi dal penalista Antonio De Martino .

I magistrati della Dodicesima Sezione del Tribunale della Libertà di Napoli, verosimilmente alla luce di una serie di circostanze rappresentate dalla difesa dei due, in particolare l’atteggiamento assunto in occasione dell’arresto, nessuna resistenza e le dichiarazioni spontanee rese in sede di interrogatorio di garanzia, hanno concesso la misura meno afflittiva degli arresti domiciliari. Entrambi erano stati raggiunti da una misura cautelare firmata dal Gip del Tribunale di Avellino Fabrizio Ciccone su richiesta della Procura. Entrambi erano stati bloccati al termine di un blitz dell’Arma due settimane fa.

Quello eseguito dai militari del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia Carabinieri di Mirabella Eclano e quelli della Stazione di Montemiletto, con il prezioso e risolutivo ausilio di personale dello Squadrone Eliportato Cacciatori “Puglia”, del 7° Nucleo Elicotteri Carabinieri di Pontecagnano e del Nucleo Cinofili di Sarno avevano eseguito una mirata operazione antidroga, che ha portato alla scoperta di un’imponente coltivazione di piante di canapa indiana nell’agro di Montemiletto e, al contempo, all’arresto dei due pregiudicati che stavano già adoperandosi per la raccolta e l’essicazione delle infiorescenze.Individuato il sito sospetto oltre trenta militari hanno fatto irruzione all’interno di un casolare ubicato in località periferica, dove i due arrestati avevano creato una fiorente piantagione di canapa indiana, meticolosamente irrigata attraverso un articolato sistema “a goccia”.

Il processo produttivo prevedeva poi una seconda fase, in cui le infiorescenze, dopo essere state raccolte, venivano trasportate in alcuni locali dello stesso stabile, appositamente attrezzati, per favorire una veloce essiccazione. Le indagini della Procura di Avellino e dei Carabinieri sono ancora in corso anche per verificare ulteriori responsabilità e complicità.