“Mafia e camorra montagne di merda”, il ricordo di Campanello. “Pretendiamo la verità”

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La mafia e la camorra sono delle montagne di merda. Il ricordo di Pasquale Campanello, agente di polizia penitenziaria ucciso 30 anni fa dalla criminalità organizzata perché non volle piegare la testa ai boss nel carcere di Poggioreale dove lavorava, si è abbinato al grido della famosa frase più volte pronunciata da un altro uomo normale diventato eroe perché diceva no allo strapotere dei mafiosi, ovvero Peppino Impastato. La storica frase del giornalista è stata gridata all’unisono nella scuola media di Mercogliano, dai giovani allievi e dal sindaco D’Alessio e da altri componenti dell’amministrazione comunale.

Pasquale Campanello ed il suo sacrificio sono stati ricordati in una due giorni organizzata, tra gli altri, da Libera, dal Comune di Mercogliano, dalla Pro Loco. Una due giorni che si è chiusa con l’apposizione di una targa presso il centro sociale di Torrette, a poca distanza dalla sua abitazione, a poca distanza dal luogo in cui fu ammazzato, l’8 febbraio del 1993, da un commando di killer composto da quattro persone. Un omicidio ancor oggi impunito e per il quale la famiglia continua a chiedere, senza sosta, verità e giustizia.

Diverse le iniziative in memoria di Campanello, incontri con gli studenti e le istituzioni. “Rivendichiamo la verità, la pretendiamo, perché in questo modo rendiamo giustizia non solo a noi familiari ma a tutte le persone oneste. Per questo motivo, tutti insieme dobbiamo continuare a chiedere conto dell’omicidio di Pasquale, mio marito”, afferma la vedova Campanello, la signora Antonietta Oliva.

“La legalità è fatta anche di piccoli gesti”, ha sottolineato il sindaco di Mercogliano, Vittorio D’Alessio. “Non gettare i rifiuti a terra oppure non abbandonare un animale, è un grande passo verso la legalità”.