“Libera” rinasce, Don Ciotti: non siate neutrali contro la peste di mafia e corruzione

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AVELLINO- “La corruzione è diventata una patologia nazionale”. Don Luigi Ciotti ha voluto mettere in evidenza nel suo intervento di chiusura dell’incontro che ha sancito la “rinascita” del presidio di “Libera” ad Avellino, quello che è un segnale ormai evidente dopo le inchieste degli ultimi mesi e gli intrecci tra corruzione e mafia e in alcuni casi solo della prima e della politica emersi dalle operazioni in Piemonte, Liguria, Puglia. Ma è un discorso che cade come stretta attualità anche nel capoluogo di provincia, che il fondatore di “Libera” non cita, ma che è stata scossa proprio da un’analoga vicenda (come quelle relative alle altre città italiane al vaglio dell’Autorità Giudiziaria). Un’emergenza che fa ricordare gli anni 90, rispetto alla quale Don Ciotti non ha dubbi: “ci siamo resi conto di cosa è avvenuto in quest’ultimo mese in termini di mafia e corruzione in Piemonte, in Liguria, nel Lazio e nel barese. Dobbiamo dircelo questa sera: la corruzione è la vera patologia, oggi nazionale, è una patologia la corruzione nel nostro Paese. Ma dinanzi ad aggravarsi, a questi segnali, di queste criticità, vengono fatti i provvedimenti che vengono proposti dalla politica sembrano allentare i freni inibitori del contrasto alle mafie e alla corruzione. perché alcune proposte che vengono fatte vanno nella direzione opposta. Si mette in discussione la magistratura.

Di questa situazione i cinque ultimi fatti i cinque ultimi fatti nel giro di un mese nel nostro paese devono crearci una scossa dentro”. Come per la mafia, anche per la corruzione non basta solo il lavoro prezioso di magistatura e forze dell’ordine. “Allora è necessaria una presa di coscienza collettiva delle ricadute sulle vite di tutti noi, solo così, se prendiamo questa coscienza collettiva ci facciamo moltiplicatori, ci impegniamo in uno per la propria parte. Non è che tutti siamo chiamati a fare tutto, ma ci sono delle scelte, dei gesti, delle modalità che ci chiamano in gioco”. L’Auditorium del Polo Giovani è pieno di giovani, ci sono tra gli altri i ragazzi dell’Arci, della Gifra, gli Scout, il Collettivo Studentesco. Un segnale che non è certo sfuggito a Don Ciotti. Uno dei passaggi chiave del suo intervento ha riguardato proprio la necessità di ascoltare con mente nuova le istanze dei ragazzi. A tutti, Don Ciotti ha chiesto di non essere “neutrali rispetto alla pesta della mafia e della corruzione. Non si può essere neutrali”. Chiaro l’avvertimento sul rischio che il nuovo volto delle mafie “che non sparano più ma sono più forti di trentadue anni fa: si è passati dal crimine organizzato mafioso al crimine normalizzato. È diventata una delle tante cose nel nostro paese è così come la droga, ce n’è più di quella di tanti tanti anni fa”. Importanti riferimenti alle scelte di Libera e alla sua nascita in un intervento quello di Don Ciotti, che ha restituito una testimonianza sulla nascita di un’associazione che si prepara a compiere trenta anni.

GLI INTERVENTI
Il primo a prendere la parola è stato uno dei giovani protagonisti di questa rinascita di Libera in città insieme a Davide Perrotta (che ha chiuso la serata ricordando che a convincerli a mettere in campo il presidio nuovamente sia stata la sentenza emessa nel luglio del 2023 sul Nuovo Clan Partenio) Stefano Pirone, che ha voluto rimarcare come quello di stasera al Polo Giovani sia stato “un momento di riflessione e di condivisione. Insieme a Davide Perrotta abbiamo deciso di portare avanti un percoeso ricostituente. Crediamo che la presenza della camorra si stia facendo sentire e stia facendo uscire alla luce anche tutta quella zona grigia che tendiamo a nascondere sotto il tappeto. Saremo collettori di quelle esigenze di giustizia. Siamo qui per non far sentire soli i giovani e i cittadini onesti. Non ci puo” essere legalita’ senza giustizia docoale. Noi ci siamo..vogliamo svolgere questo ruolo con onesta’ e senso di dovere. Cosi ci e’ sembrato giusto continuare questo percorso tendendo la mano alla comunita’ “. Nel suo intervento la refernete del presidio di Libera di Pratola Serra Jole Capozzi. Chiamati sul palco dal moderatore dell’iniziativa, il responsabile della redazione del Mattino di Avellino Gianni Colucci, anche la vedova di Pasquale Campanello, Antonietta Oliva, il questore di Avellino Pasquale Picone, “come questore mi sono imposto una cosa: non chiudermi nell’ufficio ma stare tra la gente. Se noi abbiamo il vostro appoggio i risultati saranno sempre migliori. Non vi girate dall’altra parte, segnalate le questioni, anche in maniera anonima ma segnalate. Ogni volta che lo fate per un’ azione che compromette la cosa pubblica o la legalità, noi andiamo a riscontrare quella cosa”. Il comandante provinciale dei Carabinieri, il colonnello Domenico Albanese che di fronte alla platea ha voluto lanciare un messaggio di speranza: “quello che ricevo da voi ogni giorno, quello che riceviamo dalla collaborazione attiva, concreta, efficace dei cittadini, senza i quali nessuno sforzo o impegno delle forze dell’ordine, straordinariamente guidate dalla magistatura così come ha ricordato il sig.questore grazie davvero di cuore. Grazie per l’accenno che avete fatto alla necessità di curare bene anche i profili di buona amministrazione”. Ha ricordato, riferendosi ad una frase sulla bellezza che può sconfiggere la mafia, come arte, musica, cultura, patrimonio dei giovani siano un viatico per la legalità e anche per la giustizia. Dal palco anche gli interventi del sostituto procuratore della Repubblica di Avellino Maria Teresa Venezia e della figlia di Antonio Ammaturo, ucciso da un patto tra camorra e Br mentre indagava sul sequestro Cirillo. Tra il pubblico, in prima fila, c’era anche il candidato sindaco del Campo Progressista Antonio Gengaro.