La “lectio” di Letta a Baiano: Irpinia terra di politici che hanno fatto la storia del Paese

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BAIANO- “Oggi è una giornata molto calda, ma qui fa freddo ma perche respiriamo una boccata di aria pura, perché
L Irpinia ha una grande tradizione di impegno politico e ha dato al Paese persone che hanno contribuito a farne la storia”. E’ iniziata così la lectio magistralis di Gianni Letta, 90 anni compiuti da poco, protagonista “dietro le quinte” della storia d’ Italia, prima come giornalista alla guida de “Il Tempo” e poi nelle istituzioni, al fianco di Silvio Berlusconi, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. Un attestato all’Irpinia, i complimenti per la Scuola di Alta Politica che lo ha portato ieri pomeriggio al Teatro Colosseo di Baiano e all’iniziativa del professore Franco Vittoria, che insieme al sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, che Letta ricordando anche il suo incarico precedente ha definito “un magnifico rettore e un magnifico sindaco” hanno rappresentato e diagnosticato come ci sia una crisi della democrazia a partire anche dalle leadership. Letta parla di un’anomalia, quella fenomeno per cui “ai leaders politici si preferiscono gli influencer e i loro followers contano di più dei voti dei cittadini. Questa e’ una anomalia e i risultati sono anche quelli che si vedono e di cui ha parlato Manfredi”. Da un protagonista della Storia del Paese non potevano mancare anche dei passaggi anche inediti su quanto e’ avvenuto in Italia, soprattutto nel 1994, quando e’ iniziata la sua carriera di “giornalista prestato alle istituzioni”, perche’ Letta ha rimarcato come non abbia mai avuto tessere, non sia mai entrato nella sede di un partito e soprattutto non abbia mai accettato incarichi politici, anche quando Berlusconi, coinvolgendo Fini e Casini, nel suo secondo governo lo voleva vicepremier.
“UN GIORNALISTA PRESTATO ALLE ISTITUZIONI”

L’esperienza personale al servizio del “bene comune” e la scelta di essere al fianco di Berlusconi nelle istituzioni e mai nella politica, anzi Gianni Letta ricorda di aver avversato, solo insieme a Fedele Confalonieri, la discesa in campo di Silvio Berlusconi nel 1994. “Ero contrario alla discesa in campo di Berlusconi. Lavoravo nella sua azienda, dopo anni alla carta stampata ero passato alla televisione. Avevo un striscia che si chiamava “Italia 90″, ero contento del lavoro in Tv”. Quando Berlusconi decise di scendere in campo, ricorda Letta, furono solo in due ad opporsi a quella scelta. Oltre a Letta anche “il suo amico di sempre Fedele Confalonieri”. Gli altri “o per convenienza o perché piace compiacere” avevano seguito Berlusconi. “Cercammo in modo anche vivace con discussioni ad alta voce di dissuaderlo” ma evidentemente non ci riuscirono. Letta ricorda come “io e Confalonieri restammo in azienda e non partecipammo alla campagna elettorale”. Poi la sera del 28 marzo 1994 Berlusconi mi telefona e mi dice: come ti avevo detto: ho vinto le elezioni. Tu non sei voluto venire con me, però adesso mi devi dare una mano. Tu a Roma conosci tutti, hai diretto un giornale romano per tanti anni. Io non conosco nessuno. Mi dai una mano? Almeno questo lo puoi fare?”. E gli dissi: questo lo posso fare. Pero’ la prima cosa che devi fare, gia’ da stasera e’ capire quando vieni a Roma se devi fare il Governo o l’opposizione. Perche’ era già scoppiata la polemica sul conflitto di interessi e molti giornali e molti politici dicevano che Berlusconi non poteva avere l’incarico di Governo per il conflitto di interessi. Guarda, dobbiamo capire cosa pensa il Capo dello Stato prima che comincino le consultazioni, perché quando cominciano le consultazioni i giochi sono già fatti. Ho un buon rapporto con il presidente della Repubblica e posso verificare se ci riceve, in maniera riservata, prima che inizino le consultazioni. Scalfaro non amava Berlusconi, ma non per la politica, già prima della politica. Ma accetto’ di incontrare Berlusconi, non riservatamemte ma segretamente. Arrivammo al Quirinale, per una porta secondaria. Gli disse: lei ha vinto le elezioni, io gli darò l’ incarico. E dopo aver detto quale sarebbe stato il calendario gli disse: però, ricordi, non può andare a Palazzo Chigi senza questo signore qui. E indico’ me. E da lì Berlusconi disse: mai pensato di andare avanti senza Letta”. Allora racconta Letta, che lo aveva “incastrato” e Berlusconi gli rispose: “e’ stato il Capo dello Stato, adesso che fai?”. E Letta pose due condizioni: quella di avere la stessa libertà e la stessa vivacità nel confronto come aveva fatto per convincerlo a non candidarsi: mi devi dare la libertà a dire cosa penso liberamente. La seconda, non mi sono voluto candidare, ho fatto sempre il direttore di giornale, non mi sono mai voluto schierare, accetto di fare questo lavoro solo in maniera istituzionale. Non mi iscriverò in Forza Italia, non entrerò in politica, non farò politica, ti darò una mano nel Governo, servendo le istituzioni, perché qualora accettassi, mi considererei un giornalista prestato alle istituzioni ma non alla politica. C’è un solo modo per fare questo: il sottosegretario alla presidenza. Perche’ non esprimo una linea politica ma coordino l’ attività dei ministri”. Aerre