FOTO / Acqualonga, una tragedia senza fine e una ferita ancora aperta: “Gli unici condannati le vittime”

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Il rumore dei mezzi che passano sul viadotto è assordante e stride con il silenzio del ricordo della tragedia. Auto, pullman, come quella maledetta sera di dieci anni fa, transitano sull’A16 nel territorio di Monteforte Irpino e vanno chissà dove, forse al mare, in vacanza: il segno della vita che continua.

Su quel viadotto, Acqualonga ormai tristemente noto, dieci anni fa invece trovarono la morte 40 persone, 40 innocenti, cittadini di Pozzuoli che facevano ritorno da un pellegrinaggio. Una sera di fine luglio che si trasformò in un inferno: le grida di dolore, lo strazio, le persone all’interno del bus dopo un volo da tanti metri di altezza. Le immagini di quella tragedia sono ancora negli occhi di tanti, di Aurora, una delle superstisti, che dieci anni fa era una bambini e che oggi, con forza, chiede giustizia. La stessa richiesta di Giuseppe che quel 28 luglio ha perso dei parenti. “Gli unici condannati”, dice, “sono state soltanto quelle povere vittime ed i loro familiari”.

“Una ferita ancora aperta”, ricorda il parroco di Pozzuoli. “Ricordi bruttissimi”, sottolinea il sindaco di Monteforte che, dieci anni fa, era vicesindaco e che ricorda come tutta la sua comunità, da subito, si attrezzò per prestare i soccorsi.

C’è ancora un processo in corso, mentre sotto il cavalcavia di Acqualonga c’è un memoriale per le vittime e una scultura a loro dedicata. Lì, sono ritrovate, ancora una volta insieme, la città di Pozzuoli e l’Irpinia, i sindaci uniti dal dolore e dal ricordo di uno strazio senza fine, del più grave incidente stradale mai avvenuto in Italia.