Emergenza acqua Solofra, Colucci (Ato): “Il tempo è nostro nemico”

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Avellino – Emergenza acqua nel solofrano e nel montorese. Dopo il tavolo convocato dal Prefetto di Avellino, Carlo Sessa, a Palazzo di Governo lo scorso 5 giugno, ancora nessuna risposta è pervenuta all’Ato1 Calore Irpino rispetto alla data in cui si terrà la conferenza di servizi finale per il via libero definitivo al piano d’emergenza e messa in sicurezza predisposto dagli uffici dell’Ente d’Ambito, già sottoposto all’attenzione della Regione Campania per l’approvazione definitiva.
“Ad Avellino – ha spiegato il commissario dell’Ato Giovanni Colucci – stiamo aspettando una replica da Palazzo Santa Lucia che ancora non è giunta. Come Ente d’Ambito abbiano fornito ulteriori chiarimenti al neo segretario generale dell’Autorità di Bacino della Campania Centrale (che accorpa le ex AdB Nord Occidentale e Fiume Sarno), Stefano Sorvino, circa l’attivazione delle barriere idrauliche, il cui intervento, non prevedendo l’apertura di nuovi pozzi, potrebbe rivelarsi assolutamente positivo e risolutivo per l’intera emergenza. Il tempo è nostro nemico – ha concluso Colucci – Prima interveniamo e prima scongiureremo l’interruzione della migrazione a valle del pennacchio inquinante”.

Queste le novità rispetto alla battaglia amministrativa-burocratica in atto. Permangono tuttavia le difficoltà e i disagi per gli imprenditori di Solofra che dallo scorso gennaio, allorquando scoppiò il caso ‘acqua al TCE’, si sono trovati loro malgrado a ‘interpretare’ una sequela interminabile di ordinanze, revoche e sospensive sulle ‘derivazioni’ dei pozzi in uso alle concerie che – di fatto – hanno oscurato (o meglio, intorbidito) il percorso amministrativo che consente loro di poter finalmente emungere le acque di falda senza incorrere in alcun tipo di sanzione.
Si ricorderà come, a cavallo tra marzo e aprile scorso, i militari della Stazione carabinieri di Solofra eseguirono una serie di provvedimenti di sequestro preventivo, emessi in via d’urgenza, nei confronti di almeno una decina tra pozzi e vasche di accumulo ad uso industriale, successivamente all’ordinanza sindacale di revoca di chiusura dei pozzi firmata dal primo cittadino solofrano Michele Vignola. Quel provvedimento aveva, infatti, disposto la riapertura dei pozzi idrici a disposizione delle aziende conciarie. Ma i pozzi industriali erano stati per così dire ‘liberati’ solo per emungerne l’acqua da utilizzare nei processi industriali. L’ordinanza però sottolineava anche alcuni obblighi già a carico delle imprese che dovranno provvedere all’adeguamento dei piani specifici per la valutazione del rischio per i propri lavoratori.
Di fatto, numerose aziende conciarie – come già rilevato pure dal Prefetto di Avellino – stanno sostenendo costi maggiori rispetto all’utilizzo dell’acqua (pagata fino a 50 volte in più), gravando così ulteriormente sui processi industriali.
(Antonio Pirolo)

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