Si è tenuta questa mattina, al Circolo della Stampa di Avellino, la conferenza di presentazione del dossier “Ecomafia in terra irpina” promosso da Libera e Legambiente Avellino, in collaborazione con l’Osservatorio nazionale Ambiente e Legalità.
La necessità, secondo quanto riportato dalle associazioni coinvolte, è il dato oggettivo che ha collocato la provincia irpina al secondo posto della classifica nazionale sui reati contro l’ambiente, fotografando un territorio interessato da fenomeni di illegalità ambientale diffusi e quasi sempre riconducibili ad attività economiche. In totale, sono stati riscontrati 1203 illeciti penali, 940 persone denunciate e 95 sequestri. Il 2023, anno analizzato nell’ultimo rapporto, ha presentato un incremento dei reati del 72,85% rispetto a quello precedente. Nello specifico, il rapporto analizza il ciclo illegale del cemento, quello dei rifiuti, i reati contro la fauna e gli incendi boschivi, oltre che la presenza delle organizzazioni mafiose in Irpinia (con il Clan Moccia e il Nuovo Clan Partenio) e dello scioglimento dei Comuni per infiltrazione mafiosa (Monteforte Irpino, Quindici, Pratola Serra).
A concludere il dossier, il caso Isochimica, considerato il più grande ecoreato della storia della Provincia di Avellino.
“Il rapporto fornisce un quadro negativo sia per la regione che per la provincia. – dichiara Enrico Fontana, responsabile dell’Osservatorio nazionale – I numeri sono innanzitutto frutto del lavoro delle forze dell’ordine, delle donne e degli uomini che tutti i giorni sono impegnati a contrastare i fenomeni di legalità ambientali. Questo significa che i controlli vengono fatti, c’è un intervento forte in questa provincia da parte delle forze dell’ordine e della Procura. Certo, i dati sono preoccupanti e devono far scattare un segnale d’allarme perché degrado attira degrado, ma le proposte vanno in questa direzione: far crescere la consapevolezza di chi vive in questa provincia su quanto sia importante mettere al centro la tutela dell’ambiente”.
“Questi dati ci raccontano una situazione molto buia, con oltre 1200 ecoreati in provincia di Avellino. – prosegue Antonio Di Gisi, presidente di Legambiente Avellino – Noi abbiamo ricostruito gli ultimi 10 anni e la maggior parte sono legati al ciclo illegale del cemento e al ciclo illegale di rifiuti. Sui rifiuti, in particolare, c’è stato un decisivo aumento nell’ultimo anno, una grande esplosione che ci preoccupa e su cui bisogna attenzionare anche la politica locale per trovare soluzioni”.
Le proposte avanzate da Libera e Legambiente, sul piano territoriale, prevedono l’istituzione di un tavolo di monitoraggio permanente, percorsi di educazione alla legalità e tutela ambientale nelle scuole, formazione degli agenti della Polizia Municipale, istituzione di Commissioni Antimafia nei principali Comuni, indagine conoscitiva sul fenomeno della criminalità ambientale in Irpinia e chiusura del ciclo integrato dei rifiuti secondo i principi dell’economia circolare.