Droga dal litorale laziale alla Valle Caudina, l’Antimafia chiede due secoli di carcere

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VALLE CAUDINA- Oltre due secoli di condanne (223 anni) per sedici imputati di associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti (art.74) che dal Lazio finivano nelle piazze di spaccio della Valle Caudina in particolare ad esponenti del clan Pagnozzi. Durissime le richieste di condanna avanzate dal pm antimafia Simona Belluccio nei confronti dei presunti partecipi al gruppo che riforniva droga. Una lunghissima requisitoria, quella del magistrato antimafia che ha coordinato le indagini dei Carabinieri davanti al Gup del Tribunale di Napoli Maria Laura Ciollaro. Le conclusioni, sul profilo associativo per il sostituto della Dda consegnano un quadro di “stabilità dei rapporti tra gli imputati” che emergerebbe “dal collaudato “modus operandi”, dalla frequenza dei viaggi e delle cessioni, dall’assiduità degli incontri tra gli imputati, la cui allarmante personalitâ criminale risulta anche dalla perdurante operatività del sodalizio sino al mese di giugno, nonostante i diversi sequestri subiti sin dal mese di marzo.
In particolare, il modus operandi del sodalizio consistito principalmente, nell’acquistare sostanza stupefacente nella zona del litorale romano, per poi venderla non solo in territorio laziale, ma trasportarla anche in Valle Caudina e nel napoletano”. Principale protagonista del traffico deve ritenersi Pagnozzi Erminio. Nella requisitoria viene anche delineato il ruolo di Paolo Pagnozzi, che secondo il pm antimafia avrebbe fatto da ” garante, nonché a volte anche finanziatore del gruppo” come emergerebbe: ” da plurimi incontri con Pagnozzi Erminio, forte del suo potere criminale in zona, “autorizzava” il Pagnozzi, legato anche a De Paola Eugenio (figlio del più noto De Paolo
Orazio, ucciso in agguato camorristico) al libero spaccio su suo territorio di competenza”.
LE RICHIESTE DI CONDANNA
Il magistrato antimafia ha cosi’ invocato per Pagnozzi Erminio, difeso dagli avvocati Massimiliano Cornacchione e Rocco Maria Spina una condanna alla pena finale di anni 20 di reclusione: per Pagnozzi Paolo, difeso dagli avvocati Alfredo Gaito e Immacolata Romano, una condanna alla pena di anni 15 di reclusione: per Sopranzi Giulia , difesa dall’avvocato Massimiliano Cornacchione una condanna alla pena finale di anni 18 di reclusione; per Salsiccia Andrea, difeso dall’avvocato Antonio Di Cicco una condanna alla pena finale di anni 18 di reclusione; per Nika Gjergj, difeso dagli avvocati Stefano Pazienza e Mattia Zecca, la condanna alla pena finale di anni 18 di reclusione; Lomasto Vincenzo, difeso dagli avvocati Claudio Borgiani e Maria Grazia Padula, la condanna alla pena finale di anni 16 di reclusione; per De Paola Eugenio, difeso dall’avvocato Valeria Verrusio, la condanna alla pena finale di anni 20 di reclusione; per De Paola Aniello, cl. 77, difeso dall’avvocato Francesco Perone, una condanna alla pena finale di anni 12 di reclusione; per De Paola Mario, difeso dall’avvocato Valeria Verrusio, una condanna alla pena finale di anni 14 di reclusione; per Magliocca Giuseppe, cl. 70, difeso dall’avvocato Valeria Verrusio, una condanna alla pena finale di anni 20 di reclusione; per Magliocca Francesco, difeso dall’avvocato Emma Petrella una co ndanna alla pena finale di anni 12 di reclusione; per Oradut Laura, difesa dall’avvocato Vittorino Facciolla, una condanna alla pena finale di anni 8; per Magliocca Giuseppe, cl. ’87, difeso dall’avvocato Maria Antonietta Fantasia, una condanna alla pena finale di anni 8 e mesi 10 di reclusione; per Russo Paolo, difeso dall’avvocato Giorgio De Angelis, una condanna alla pena finale di anni 4 di reclusione; per Venoso Palmierino, difeso dall’avvocato Massimiliano Cornacchione, una condanna alla pena finale di anni 14 di reclusione; per Piacentile Nino, difeso dagli avvocati Giuliana De Nicola e Domenico Della Gatta, che risponde solo della presunta vicenda estorsiva, una condanna alla pena finale di anni 6 e mesi 6 di reclusione ed euro 5.000 di multa.
IL BLITZ
Un raid in un cantiere e ben 41 capi di imputazione relativi ad un vero e proprio “fiume” di droga che dal litorale laziale, da Aprilia, giungeva a Tufara Valle e da li alle piazze della Valle Caudina. Sono i numeri del blitz che la Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli aveva eseguito nel dicembre scorso. L’operazione denominata Caudium. Nella stessa giornata dell’esecuzione delle misure l’Antimafia aveva contestualmente notificato anche l’avviso di chiusura delle indagini preliminari nei confronti dei ventitré indagati finiti coinvolti nel blitz “Caudium”, scattato all’alba dello scorso 4 dicembre nei territori di Avellino e Benevento. L’avviso firmato dai pm antimafia Simona Belluccio e Francesco Raffaele (attuale Procuratore Aggiunto di Avellino) riguardava la tentata estorsione compiuta nel luglio del 2021 da Nino Piacentile e Mario De Paola ai danni di un’impresa che stava realizzando un collegamento stradale a Castelpoto, quella di associazione finalizzata allo spaccio di stupefacenti nei confronti di quindici dei ventitré indagati e ben quarantuno capi di imputazione relativi alla detenzione ai fini dello spaccio di sostanze stupefacenti. Nella maggior parte dei casi anche relativi a sequestri operati tra il luglio del 2021 e aprile 2022. Le investigazioni dei Carabinieri avevano consentito di individuare i gestori delle “piazze di spaccio” a San Martino Valle Caudina e in località Tufara Valle di Benevento, nonché di identificare una fitta rete di “corrieri” e “pusher” e individuare uno dei luoghi di stoccaggio della sostanza stupefacente sito ad Aprilia, presso l’abitazione di uno degli arrestati. All’interno di tale immobile gli indagati provvedevano al taglio ed al confezionamento “sottovuoto” dello stupefacente, che poi veniva trasportata nella Valle Caudina. A finanziare il citato sodalizio criminale, vi era un elemento di spicco del clan Pagnozzi, il quale, forte del suo potere criminale in zona, autorizzava gli indagati al libero spaccio sul suo territorio di competenza, in alcuni casi anche supportandoli economicamente e fornendo, in un’occasione, l’auto per il trasporto della droga. Nel corso dell’indagine erano stati eseguiti anche gli arresti in flagranza di 5 soggetti, nonché sequestrati circa 1,5 kg. di cocaina, 5 kg. di hashish, una pistola clandestina illegalmente detenuta e 23 cartucce. La sentenza e’ prevista il prossimo 15 ottobre.