ANGRI- “Cutolo mi diceva di essere molto fiero di espiare la sua pena con estrema dignità, senza chiedere niente ma felice di essere riuscito, grazie a me, ad ottenere l’autorizzazione all’ inseminazione artificiale per avere una figlia, che oggi ha 18 anni”. E’ una delle testimonianze dirette sugli ultimi anni di Raffaele Cutolo, o professore, l’ultimo capo storico della camorra in Campania, che il suo difensore Gaetano Aufiero, alla guida della Camera Penale Irpina, ha consegnato alla platea che venerdì sera ad Angri ha partecipato nella “Casa del Cittadino” alla presentazione del libro del cronista Simone Di Meo e dell’artista Gianluigi Esposito dei “Diari Segreti di Raffaele Cutolo”, una lettura della storia sulla base di documenti inediti visionati dai due autori, lettere e memoriali del boss della Nco. Non è inedito lo scambio epistolare tra il boss ormai recluso da 30 anni ed l’ allora vescovo di Caserta Nogaro, il penalista Aufiero ha ricordato come Cutolo negli ultimi anni “era veramente pentito e del suo scambio epistolare con monsignor Nogaro e, da ateo, ricordo come il mio incontro con Nogaro insieme alla signora Immacolata (Iacone, moglie di Raffaele Cutolo ndr) fu uno dei momenti più belli ed emozionanti della mia difesa di Cutolo e della mia vita ( non solo professionale)”. All’incontro di Angri c’era anche lei, Immacolata Iacone, la vedova di Raffaele Cutolo, che da tempo a deciso di lanciare un messaggio ai giovani affinché non si lascino affascinare dal male. Al dibattito hanno partecipato anche Giancarlo Russo, pubblico ministero, Francesco Di Ruberto, già dirigente della Polizia di Stato e della Squadra Mobile di Napoli e Salerno, Ciro Capano, attore. Il ruolo dei pentiti, il terrorismo, il caso Moro, un dibattito di alto livello su un pezzo della storia del Paese che si e’ incrociata con quella del camorrista che aveva fondato la Nuova Camorra Organizzata. Una figura che nel libro però non viene mai trattata in modo apologetico, come e’ stato rimarcato da tutti i relatori. Ma un personaggio della storia criminale per cui e’ alto e ancora attuale il rischio di proselitismo. Una condizione di rischio che Gaetano Aufiero conosce bene, raccontando anche un aneddoto relativo proprio alla leggendarieta’ della figura del “professore”.
“Il rischio proselitismo (devo dire in un incontro di presentazione di un libro che non è una narrazione apologetica) è stato, e forse è, molto alto, essendo il personaggio quasi leggendario forse anche per colpa di libri e del film di Tornatore che anche loro malgrado hanno contribuito a creare un mito, per molti addirittura positivo. Ricordo la prima udienza in Corte di Assise ad Avellino per l’ omicidio Ruocco, con l’ aula piena di studenti che non erano andati a scuola pensando di vedere Cutolo”. Ci sono due eventi che hanno segnato profondamente anche la fine della Nco e di Raffaele Cutolo. Due trattative, una andata in porto, l’altra bloccata. Quella andata in porto e’ nota da tempo. Si tratta della trattativa Stato- camorra per liberare l’ex assessore regionale Ciro Cirillo. Quella non andata, purtroppo a buon fine e’ la trattativa per liberare Aldo Moro..Brigatisti e Cutolo soprattutto furono fermati. “Cutolo mi ha sempre detto di aver individuato il covo”. Ma si sa purtroppo come e’ finita. Un ultima nota è quella relativa ad un passaggio dell’intervento del dirigente della Polizia Di Ruberto, che nella sua carriera tra le altre cose ha anche coordinato l’operazione che porto’ all’arresto nel 1992 di Carmine Alfieri, ha detto che “camorristi si diventa”. Aufiero, ha sottolineato “sono parole importanti, perché nel corso dell’ultimo incontro di qualche anno fa cui partecipai per parlare della storia di Cutolo ed in particolare della paternità ( era appena uscito il corto di Gallo ) un magistrato all’epoca all’Antimafia disse che i camorristi sono persone geneticamente modificate.
Erano state parole pericolose e sgradevoli, sia sociologicamente che dal punto di vista criminale, e che la storia di Cutolo dimostra che camorristi si diventa e solo partendo da questo presupposto la camorra, quella vera, si combatte”. Gaetano Aufiero svela anche un fatto abbastanza inedito, che deve far rivedere una storia in cui mancava un pezzo. Quello della medaglia portata in aula dal calciatore Juary al boss della Nco: “era il riconoscimento, come mi ha riferito lo stesso Cutolo, per aver evitato e fatto saltare un progetto di attentato allo stadio Partenio”.
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