VALLO LAURO- Saranno i magistrati della VI Sezione Penale della Corte di Appello di Napoli a decidere sul ricorso presentato dall’avvocato Umberto Nappi, legale del presunto appartenente al clan Sangermano Luigi Vitale, condannato lo scorso trenta aprile nel processo con rito abbreviato dai magistrati del Collegio C del Tribunale di Nola ad otto anni di reclusione.
Vitale insieme a Paolo Nappi (di recente sottoposto alla misura meno afflittiva degli arresti domiciliari) viene considerato uno dei soggetti più vicini al presunto capoclan Agostino Sangermano. Il pm antimafia Pietro Raimondi nel corso della sua requisitoria aveva fatto plurimi riferimenti nella sua discussione all’ordinanza dei magistrati dell’Ottava Sezione Collegio F del Tribunale del Riesame di Napoli, che aveva confermato la misura cautelare in carcere nei suoi confronti. In particolare il fatto che “l’indagato-avevano scritto i giudici del Tribunale.della Liberta’- è stato indicato dal collaboratore Aniello Acunzo (deceduto nel 2021) quale partecipe del gruppo dei Sangermano. L’udienza è già fissata per il 4 luglio, quando saranno il giudice relatore e il sostituto procuratore generale Vincenzo D’Onofrio sarà invece il rappresentante dell’accusa.
Il primo “elemento di prova” che avrebbe determinato e dimostrato l’appartenenza di Vitale Luigi al clan Sangermano, secondo i giudici e’ costituito dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia. scrivono nella sentenza: “La prova dell’intraneita’ del Vitale al sodalizio capeggiato dai fratelli Sangermano emerge, innanzitutto, invero, da una serie di questioni di comune intercettazioni ambientali, nelle quali gli altri affiliati, parlando di questioni di comune interesse criminale, fanno riferimento a “Giggino”, nomignolo del Vitale, dimostrando di riporre grande fiducia in lui”.
In una intercettazione del 15 giugno 2016 nell’abitazione di Sangermano Agostino, i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Castello di Cisterna captano una conversazione tra lo stesso presunto boss e altri due soggetti, Paolo Nappi e Salvatore Sepe, il primo un fedelissimo del capo, il secondo invece, suo cognato. Riferendosi ad una pistola “cromata” Sangermano riferisce a Nappi di doverla consegnare a “Giggino”.