AVELLINO – Nel processo al Nuovo Clan Partenio spunta una teste (della lista della difesa di Pasquale Galdieri) che ammette di essere stata avvicinata. Pero’ non da parte di congiunti degli imputati come si potrebbe immaginare e come contesta per almeno una decina di testimoni la Dda di Napoli (che ha chiesto anche di acquisire le dichiarazioni rese alla pg e non quelle in aula) bensi’ dalla figlia dell’imputata principale del processo parallelo a quello per associazione a delinquere celebrato davanti al giudice Gian Piero Scarlato, ovvero Livia Forte, la “regina” delle aste, che in questo processo e’ stata sentita dalla pm antimafia Simona Rossi e non ha risparmiato accuse ai presunti capi del Nuovo Clan Partenio, i fratelli Pasquale e Nicola Galdieri. La linea della difesa come e’ emerso in aula per i testimoni chiamati a deporre dai difensori di Pasquale Galdieri, i penalisti Nicola Quatrano e Leopoldo Perone, e’ proprio tesa a ridimensionare e puntellare la credibilita’ delle dichiarazioni rese alla Dda e in aula dalla Forte.
LA TESTE IN AULA: I GALDIERI CLIENTI DEL CENTRO ESTETICO
In aula e’ comparsa una giovane estetista di Mercogliano, che fino a novembre scorso e nei precedenti tredici anni aveva lavorato proprio nel centro estetico di Valle gestito dalla figlia di Livia Forte. La ragazza era stata contattata dalla difesa di Pasquale Galdieri per le investigazioni difensive ma solo il 3 ottobre del 2022 aveva scoperto di essere indicata tra i testimoni. A comunicarglielo pero’ non sarebbe stato ne’ il Tribunale ne’ i legali di Galdieri, bensi’ con una telefonata nel primo pomeriggio di quel giorno la titolare del centro dove all’epoca dei fatti era al lavoro. Nessuna minaccia ma la richiesta di rappresentare fatti che non corrispondevano alla verita’. In buona sostanza avrebbe dovuto negare che Pasquale Galdieri e la sua compagna fossero clienti del Centro ma suoi. “Mi sono arrabbiata- ha spiegato la testimone- gli ho detto anche : non mi mettere in mezzo a queste cose. Se mi chiamano a testimoniare, racconto i fatti come stanno”. E ha aggiunto: “Non so come sapesse che ero testimone, ma mi invio’ anche una lista di testimoni in cui c’era il mio nome” . La lista, come spiegato poi dall’avvocato Perone, che ha esibito il telefono con il messaggio “incriminato” in realta’ era la pagina 15 del verbale di udienza del 26 settembre 2022, quando era stata sentita in aula la stessa Forte. Una vicenda che la difesa ha chiesto di approfondire, visto “che non aveva nessun titolo per detenere quel verbale”. La giovane estetista ha confermato invece che i Galdieri, sia Pasquale che Nicola e la compagna del primo, erano clienti del Centro, almeno tra il 2014 e il 2015 e che avevano familiarita’ con la stessa Livia Forte, nonche’ con la figlia. E non c’erano stati mai trattamenti di favore o sconti particolari ma un rapporto confidenziale. Conferma a tutto cio’ e’ arrivata anche da una dichiarazione spontanea da parte di Nicola Galdieri, in videocollegamento dal carcere di Tolmezzo.
IL PRESUNTO BOSS AL PM : TESTI AVVICINATI? NON DAGLI IMPUTATI. POI SI CORREGGE: ERO RIVOLTO AL TRIBUNALE
Lo sviluppo della vicenda ha portato ancora una volta il presunto boss Nicola Galdieri a chiedere di rendere una spontanea dichiarazione dal carcere di Tolmezzo: “Vorrei dire al pm alla luce di quanto e’ emerso in aula che i testimoni non vengono avvicinati dagli imputati”. Una chiamata in causa non molto gradita dal sostituto procuratore Simona Rossi, tanto che lo stesso Galdieri, per la terza volta consecutiva in udienza, ha chiesto di potersi scusare, chiarendo che non si riferiva al pm ma voleva invece evidenziare quella circostanza al Tribunale. La difesa ha chiesto di approfondire la vicenda.
I TESTI PER VALENTE: CHIESE I GABBIONI
In aula e’ stato ascoltato anche un imprenditore di Cassano Irpino, chiamato dalla difesa di Carmine Valente, il penalista Raffaele Bizzarro a confermare quanto lo stesso imputato aveva raccontato ai giudici in ordine alla richiesta di gabbioni per una strada di sua proprieta’ e non di pizzo come si ipotizza dalle indagini. “Conosco Carmine Valente, perche ho lavorato a Mercogliano con la mia impresa insieme all’allora mio socio, realizzando delle gabbionature per i valloni” Sui rapporti ha detto che Valente era diventato un suo amico. ‘Mai fatto richieste particolari- ha spiegato il teste- mi chiese solo dei gabbioni, con il mio ex socio pero’ non aveamo piu rapporti, visto che avevo dei crediti dopo la separazione delle due ditte. Lo dissi a mio cugino, anzi lo dissi anche al figlio del mio ex socio, con cui pure avevo rapporti, che avevo incontrato in un Tabacchi e mi aveva detto che appena sarebbero stati disponibili li avrebbe poi forniti”. Sentito anche il cugino, che ha confermato che la richiesta fosse relativa ai gabbioni e che lo stesso Valente li aveva sollecitati anche tramite Giuseppina Nigro.
PALESTRA DANTE, GALDIERI: NON ERO IL TITOLARE
Anche Pasquale Galdieri, o milord, presunto capo del Clan a processo, ha reso dichiarazioni spontanee in aula, riferite alla Palestra della Dante Alighieri: “Volevo dire che la palestra nel 2005 non era gestita solo da me, ma anche dal maestro.. . Voglio dire che durante questa attivita’, io e il maestro, abbiamo fatto felle rappresentazioni di boxe in alcuni comuni dell’Irpinia e in citta’. Un attività assolutamente innocente. Posso produrre documentazione cartacea che lo attesta.
IN AULA IL 3 APRILE
La prossima udienza si svolgera’ il 3 aprile, quando sara’ completata la lista testi della difesa dei Galdieri e il collegio sciogliera’ anche la riserva sulle richieste dell’Antimafia relative ai testi che sarebbero stati subornati.