L’Avellino può iniziare a sognare a ragione il ritorno su palcoscenici più importanti. Era il 2018 quando il club fu escluso dalla Serie B e dovette ripartire addirittura dalla quarta divisione, ma oggi i campani occupano il secondo posto nella classifica del girone C della Serie C e possono aspirare seriamente a riassaporare almeno la cadetteria. Si sa, nel Sud il calcio viene vissuto in maniera viscerale e anche le piazze meno rinomate o vincenti possono contare su tifoserie che niente hanno da invidiare al calore di quelle delle solite big, anzi.
La prima squadra di Avellino fu fondata nel lontano 1912 e in totale ha partecipato fino ad oggi 10 volte alla Serie A, peraltro in maniera ininterrotta, dal 1978 al 1988. In 300 partite nel massimo campionato sono arrivati 79 successi, 111 pareggi e 110 sconfitte, con 268 goal all’attivo e 338 subiti. Sebbene il Benevento abbia avuto più fortuna negli ultimi tempi, quella biancoverde è riconosciuta come la seconda squadra campana per eccellenza, subito dopo il Napoli.
Non sono stati pochi i patemi che i supporter degli irpini hanno dovuto affrontare negli anni. Nel 2010, ad esempio, la società fu dichiarata fallita dal Tribunale Civile locale e la Federcalcio procedette pochi mesi dopo con la radiazione. In seguito è nata dunque una nuova società, l’Avellino Calcio, che ha rilevato il titolo sportivo, ma solo nel 2015 il club è tornato a sfoggiare il logo storico, assumendo come denominazione ufficiale “Unione Sportiva Avellino 1912”. I Lupi militavano stabilmente nella cadetteria, ma in quegli anni la formazione irpina non veniva comunque tenuta in alta considerazione dai stampa, dai pronostici e dalle quote vincente del campionato di Serie B relativamente alla sua capacità di muoversi ai piani alti della classifica. Per ben 3 stagioni di fila, infatti, l’Avellino si piazzò puntualmente al 14° posto.
Dopo la negazione della licenza per il campionato 2018/2019 prese vita un’altra società ancora, la Calcio Avellino Società Sportiva Dilettantistica, che nel 2019 è diventata poi “U.S. Avellino 1912”. Fu in quell’anno che i biancoverdi conquistarono lo Scudetto Serie D, di fatto l’unico vero titolo in bacheca ad eccezione della Supercoppa di Lega di Prima Divisione o addirittura di campionati e coppe giovanili. Gli anni 2020 hanno visto l’Avellino dimenarsi esclusivamente in Serie C, dimensione dalla quale non è ancora riuscito a sfilarsi. Nel tempo si sono susseguite diverse figure importanti in società. Carlo Musa era stato scelto come nuovo direttore sportivo, ma poche settimane dopo diversi esponenti della cordata originaria della IDC srl decisero di vendere le loro quote ad Angelo Antonio D’Agostino, che nel giro di poco riuscì ad accaparrarsi la totale proprietà del club.
Il mister Eziolino Capuano, che aveva guidato gli irpini per quasi tutta la stagione precedente, fu esonerato a favore di Piero Braglia, mentre l’ex capitano Salvatore Di Somma tornò a vestire i panni di direttore sportivo. L’Avellino arrivò al 3° e perse i playoff promozione in semifinale. Sia il tecnico sia il ds furono confermati, per poi uscire di scena nel corso dell’annata seguente, lasciando rispettivamente il posto a Carmine Gautieri e a Vincenzo De Vito, che aveva già lavorato all’Avellino ai tempi della cadetteria.
Dopo un 4° posto in campionato i biancoverdi furono eliminati ancora dai playoff e per l’annata 2022/2023 si scelse pertanto Roberto Taurino come nuova guida tecnica in panchina. Una soluzione che è durata però appena 8 giornate. Ci ha pensato quindi l’ex giocatore Massimo Rastelli a prendere le redini della squadra in panchina, poi abbandonata dopo 2 sconfitte in altrettante partite nella stagione in corso. Da metà settembre è Michele Pazienza ad allenare con successo l’Avellino e mai come in questa stagione le sensazioni sul rendimento della squadra sono state positive. La promozione in B non è un miraggio.