Bilancio, sui conti ora è botta e risposta tra Santoro e Scaletti

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“Voteremo no”: non hanno dubbi Amalio Santoro e Antonio Bellizzi che hanno annunciato il loro voto contrario al bilancio previsionale che dovrà essere discusso domani in Consiglio Comunale.

L’Ente potrebbe rischiare il dissesto: annunciano dal gruppo consiliare “Per Gengaro sindaco”: “Basterebbe leggere il famoso documento dei revisori dei conti che segnalano lacune preoccupanti nel bilancio stesso, con un disavanzo pesante di oltre 7 milioni di euro. Per non parlare di vecchi macigni, debiti accumulati con il Ministero degli Interni, con la Presidenza del Consiglio e con il ministero del Tesoro. Un fardello che cade tutto sulle nuove generazioni”. Santoro parla inoltre di una città “immalinconita” a cui “manca un ruolo e una identità. Paga un prezzo pesante al circondario, assediati dai centri commerciali disseminati tra Atripalda e Mercogliano. Su questo sarebbe necessario un ragionamento anche dal punto di vista istituzionale. Ci consoliamo con l’ipotesi del prolungamento della metropolitana leggera, non avendo ancora la metropolitana che dovrebbe esserci adesso” conclude.

Alle parole di Santoro non manca la replica dell’assessore al Bilancio di Piazza del Popolo, Alessandro Scaletti, che risponde: “I dissesti si riscontrano in fase di bilancio consuntivo. Ora siamo al previsionale e non prevediamo nessun dissesto. Le affermazioni rilasciate in merito dagli esponenti di “Controvento”, “Sinistra italiana” e “SiPuò», questa mattina in conferenza stampa, e riportate da alcuni organi di informazione, sono dunque destituite di fondamento. Il Bilancio di previsione di un ente in procedura di riequilibrio pluriennale finanziario, fisiologicamente, presenta uno squilibrio di parte corrente, perché, un ente in procedura di riequilibrio si è assunto l’impegno di recuperare deficit provenienti dal passato. In una situazione di entrate costanti, per quanto cresciute grazie all’aumento del gettito fiscale mediante innalzamento delle aliquote, non può che presentarsi fisiologicamente uno squilibrio nella parte corrente, posto che non si scelga di azzerare l’erogazione tutti i servizi per la cittadinanza – ricorda l’assessore -. “Sulla base di questo presupposto va ricordato che la Sezione Autonomie della Corte dei Conti, con Delibera 14/2013, ha fornito un’interpretazione rilevante, asserendo che gli enti che ricorrono alla procedura di riequilibrio possono destinare le entrate da alienazioni al finanziamento dello squilibrio corrente, derogando così al rigido principio secondo cui i proventi da alienazione dei beni patrimoniali disponibili possono essere utilizzati solo per finanziare gli squilibri di parte capitale, imposto dalla legge di stabilità 2013 (articolo 1 comma 443 della legge 228/2012 e articolo 193, comma 3 del Dlgs 267/2000). Va da sè – conclude l’esponente della giunta Nargi – che l’ipotesi di dissesto si potrebbe verificare solo se l’ente in sede di Consuntivo non presentasse un avanzo di amministrazione utile alla copertura dello squilibrio di parte corrente, o non avesse condotto politiche per la valorizzazione del patrimonio, azione percorsa realmente da questa amministrazione con le trattative immobiliari in atto”.