Aste Ok, la Cassazione “boccia” il Riesame su Livia Forte: ipotesi e congetture su rapporto con il clan

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Livia Forte non ha reciso i legami con il clan e ha fatto dichiarazioni per una mera convenienza? Per il Tribunale di Avellino, che ha respinto due istanze di revoca o attenuazione della misura e per il Tribunale del Riesame non ci sarebbero novita’ nel contegno processuale della stessa, che avrebbe reso per mera convenienza le dichiarazioni nei tre verbali davanti al pm antimafia Henry Jhon Woodcock e ai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Avellino. Per la difesa, i penalisti Alfonso Furgiuele e Roberto Saccomanno, sarebbe impensabile che il solo fatto di non aver ammesso di far parte dell’organizzazione, rispetto alla scelta di confermare in aula le dichiarazioni rese a Procura e Carabinieri in tre verbali, possa far pensare che non e’ reciso il legame con il sodalizio. I giudici della I Sezione Penale della Cassazione (presidente Giuseppe Santalucia) hanno accolto la tesi della difesa e annullato con rinvio il provvedimento del Riesame, ritenendo che a fronte delle tesi della difesa, il quadro prospettato dal Tribunale nei confronti della Forte sia affidato “ad una valutazione di marcata impronta ipotetica, congetturale e tautologica”.
IL BRACCIO DI FERRO
I difensori di “Lady Aste” avevano impugnato davanti al Tribunale della Libertà di Napoli il no all’istanza di attenuazione della misura cautelare in carcere del Tribunale di Avellino datato 26 ottobre 2022. Per il collegio presieduto dal giudice Roberto Melone, infatti, non solo non si sarebbero verificati elementi di novità rispetto ad un altro rigetto datato ottobre 2021, ma non si sarebbe sedimentata neanche una volontà collaborativa da parte della Forte, che non essendo state escusse le “vittime” avrebbe potuto inquinare le prove. Infine la volontà collaborativa della Forte non sarebbe emersa ancora in fase dibattimentale. Al no del Tribunale si era giunti anche con il parere contrario della Procura Distrettuale Antimafia di Napoli. Perché pure riconoscendo l’atteggiamento indirizzato in senso collaborativo dalla Forte, non era dimostrato che ci fosse l’elisione di ogni legame con il clan. Il 14 dicembre 2022 anche il Tribunale del Riesame di Napoli aveva respinto l’appello proposto dalla difesa di Forte, riconoscendo che aveva reso dichiarazioni in sede dibattimentale nel parallelo processo al clan Partenio, ma aveva negato la sua partecipazione all’organizzazione, riconoscendo solo reati minori. Per i giudici napoletani: “una scelta palesemente dettata dalla mera convenienza, originata dalla sussistenza di un granitico compendio militante a suo carico, nel contempo insistendo in una ostinata e inverosimile negazione, circa la propria appartenenza alla compagine mafiosa indicata in contestazione”. In sostanza, la Forte, ritenendosi vittima stessa del clan, avrebbe di fatto non rescisso i legami con lo stesso. Inoltre, per i giudici del Tribunale della Libertà, una misura attenuata gli avrebbe consentito di “riannodare i legami precedentemente intessuti con pericolosi ambienti malavitosi”.
La difesa della Forte ha però contestato questa visione del Riesame, trovando riscontro proprio nella decisione della Cassazione. Per i giudici infatti: ” sostiene sul punto la difesa, con corretto argomentare, con il quale il Tribunale non si è confrontato in maniera dialogica e sostanziale, che una eventuale confessione(circa i fatti specifici contestati) potrebbe rappresentare una cesura insanabile, una interruzione irreversibile, del rapporto pregresso esistente tra l’associazione e la Forte; viceversa, rendere in pubblico processo dichiarazioni accusatorie, a carico di sodali ben individuati, non può non assumere una univoca significazione, nel senso delle completa e definitiva interruzione del rapporto di organicità con l’associazione”. Per cui ora si attende una nuova fissazione dell’udienza davanti ad altro collegio del Tribunale del Riesame di Napoli per discutere sulla eventuale revoca o attenuazione della misura in corso dall’ ottobre del 2020.