Aste Ok, è il giorno della requisitoria del pm antimafia Woodcock

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Il Pm antimafia Henry John Woodcock

AVELLINO- E’ il giorno della requisitoria del pm antimafia Henry Jhon Woodcock nel processo Aste Ok.

Dopo settantacinque udienze e due anni e quattro mesi di istruttoria (iniziata nel novembre del 2021) tocca al sostituto procuratore della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli tirare le somme sulle accuse nei confronti dei venti imputati. A partire da quelli accusati delle più gravi ipotesi di associazione a delinquere di stampo mafioso finalizzato alla turbativa d’asta e del concorso esterno al “clan” delle aste, quelli a carico di Livia Forte, proprio ieri scarcerata dal Riesame dopo tre anni e quattro mesi e Armando Aprile, detenuto presso il carcere di Vibo Valentia.

Insieme a Nicola Galdieri, boss del Nuovo Clan Partenio detenuto nel supercarcere di Tolmezzo, Carlo Dello Russo, detenuto nel carcere di Agrigento e Beniamino Pagano, detenuto nel carcere di Caltanissetta. A cui si aggiungono anche Antonio Barone e Gianluca Formisano, avvocato il primo e imprenditore il secondo che avrebbero partecipato al patto per dividere le aste.

In aula il pm antimafia ha già più volte rilevato nel corso dell’istruttoria come emergessero i contorni del “patto”. Senza dimenticare che lo stesso Woodcock, dopo le accuse ai Carabinieri che hanno condotto le indagini (successivamente archiviate dal Gip di Avellino) ha anche coordinato un’inchiesta condotta dai militari del Nucleo Pef della Guardia di Finanza che ha avuto sia un effetto nel processo, con il via libera alla richiesta di acquisizione delle dichiarazioni rese alla pg da una testimone e non quelle ritrattate nel corso dell’esame in aula (una richiesta di 500 comma 4) e ha aperto un fascicolo per Corruzione in atti giudiziari che ha portato a svelare una violazione della misura a cui erano sottoposti due imputati, passati dai domiciliari al carcere.

Una discussione che si annuncia articolata, quella del magistrato, un filo che parte dalla conversazione che ha dato il via alle indagini dei Carabinieri del Nucleo Investigativo di Avellino il 19 dicembre 2018, quella a casa Galdieri tra il boss Pasquale O Milord e Damiano Genovese, che verteva proprio sulle aste. Le dichiarazioni raccolte in vari interrogatori resi dalla principale indagata, Livia Forte. E la linea difensiva. Erano truffe o babbà? Come la stessa Forte li ha più volte definiti, mai estorsioni. E nessun patto con la camorra, di cui tutti gli altri imputati sarebbero stati vittime, a partire dalla Forte fino a Formisano. Costituiti nel processo ci sono pure le presunte vittime.

Diciotto esecutati che avrebbero subito le presunte turbative costituiti parte civile insieme all’associazione SOS Impresa e al Comune di Avellino e al Ministero dell’Interno. Una giornata chiave dunque nel processo che si celebra nell’aula di Corte di Assise di Avellino davanti al Collegio presieduto dal giudice Roberto Melone.