AVELLINO- Tre nuove presunte turbative d’asta contestate dalla Procura Distrettuale Antimafia di Napoli nell’ avviso di conclusione delle indagini preliminari firmato dai pm antimafia Simona Rossi ed Henry Jhon Woodcock nei confronti di quattro degli otto indagati (tutti scarcerati nell’aprile del 2024 per effetto dell’ordinanza di remissione degli atti del Tribunale di Avellino, ad eccezione di Nicola Galdieri e Carlo Dello Russo detenuti per la condanna nel processo al Nuovo Clan Partenio) e notificato ieri, per cui molto probabilmente ci sarà un nuovo processo. Oltre alle accuse già contenute nel processo Aste Ok, quello per cui dopo tre anni di istruttoria sarà tutto da rifare, sulla base degli accertamenti compiuti dopo l’aprile del 2024 ed una nota del 20 settembre 2024 dei Carabinieri del Nucleo Investigativo di Avellino, sono venute fuori tre nuove procedure in cui il cosiddetto “clan delle aste” avrebbe tentato estorcere denaro agli esecutati, interessandosi alle procedure. Tutti contestati ed accertati a settembre 2024. Nuove accuse che riguardano i promotori del sodalizio, in particolare Livia Forte, Armando Aprile e Nicola Galdieri e uno dei due concorrenti esterni, Antonio Barone.
I TRE NUOVI CAPI DI IMPUTAZIONE
Il primo caso contestato a Livia Forte e Armando Aprile e Nicola Galdieri riguarda una procedura per cui con mezzi fraudolenti, promesse minacce rivolte ad un commerciante, a cui era prospettato un loro serio interessamento all’acquisto del suo bene posto all’incanto, in un secondo momento, nel corso di un incontro tenutosi presso la pizzeria della famiglia Forte, denominata “IT’S OK”, solo nel caso in cui gli avesse corrisposto una somma di euro (definita poi in 7.500,00 euro di cui 2.500,00 versati all’atto dell’incontro e la parte restante consegnata in più tranche nelle mani di Aprile Armando Pompeo e all’interno della sua attività commerciale, avrebbero rinunciato alla partecipazione all’asta. In questo caso eseguendo una vera e propria turbativa. Nel secondo caso, sempre contestato alla stessa Livia Forte, in concorso con Armando Aprile e Nicola Galdieri, la presunta vittima sarebbe stata la sorella di un’ esecutata. Stesso schema. Anche in questo caso viene prospettato un interessamento all’acquisto del bene posto all’incanto. Nel corso di incontri tenutosi presso la pizzeria della famiglia Forte, denominata “IT’S OK”, che solo nel caso in cui questa gli avesse corrisposto una somma di I5, 000,00 euro, ricevuti da Forte Livia e divisi con Aprile Armando Pompeo e Galdieri Nicola (secondo la percentuale del 33,3% e, quindi, 5, 000,00 euro ottenuti cadauno), avrebbero rinunciato alla partecipazione all’asta,
Tutti i fatti commessi avvalendosi delle condizioni di cui all’art. 416 bis. Infine un’asta per la quale avrebbe agito Livia Forte in concorso con Antonio Barone (indagato insieme a Gianluca Formisano per concorso esterno), ai margini dell’udienza del 7 febbraio 2019, la circostanza che, qualora avesse voluto aggiudicarsi l’immobile, sottoposto a procedura esecutiva e messo all’asta, avrebbe dovuto corrispondere una somma di denaro (3.000 euro ricevuti, in più tranche, da Barone Antonio e consegnati a Forte Livia), e che al riguardo non sarebbero stati eseguiti rilanci da parte di altri soggetti presenti all’asta. Tutte queste circostanze erano emerse anche in alcuni interrogatori resi dalla stessa Livia Forte al pm antimafia Henry Jhon Woodcock.
IL RUOLO DI NICOLA GALDIERI
Per i magistrati antimafia nel clan che si occupava delle aste quello di Nicola Galdieri era un ruolo apicale. In quanto lo stesso “in qualità di capo ed organizzatore del sodalizio, con funzioni di direzione del sodalizio medesimo, con il compito di intervenire, direttamente o per il tramite dei suoi “ragazzi” (e segnatamente per il tramite di Pagano Beniamino e Dello Russo Carlo), sia sugli altri gruppi/cordate di soggetti anche loro interessati al settore delle procedure immobiliari espletate presso il Tribunale di Avellino, provvedendo a dissuadere e ad allontanarli
IL PROCESSO
Con la notifica dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari scatta il conto alla rovescia dei venti giorni entro cui sarà chiesto dalla Procura Antimafia il giudizio nei confronti degli otto indagati. Dopo l’udienza preliminare, in caso di rinvio a giudizio, ci sarà un processo a piede libero. Questo status comporterà sicuramente anche un maggiore tempo di definizione dell’istruttoria, non essendovi detenuti. Aerre