Autunno, tempo di vendemmia, tempo di parlare di vino. Facciamo il punto sulle iniziative AIS per l’inverno con il delegato AIS sul territorio irpino, Annito Abate.
Eccellenza del territorio, frutto di una tradizione secolare e della sconfinata passione di un popolo, l’arte della viticoltura in Irpinia è forte e non trova ostacoli.
Rigenerandosi continuamente per creare vini conosciuti e apprezzati in tutto il mondo.
E così anche il discorso sul vino si ripropone con un seguito sempre maggiore, soprattutto se ben sostenuto da associazioni come l’AIS (Associazione Italiana Sommelier), dal 1965 operante sul territorio nazionale per promuovere il prodotto vino nel modo migliore.
Ad Avellino c’è la sede provinciale, con le sue molteplici attività, delle quali parliamo con Annito Abate, delegato AIS Avellino. Quali sono i programmi della vostra associazione relativi alla didattica?
<<La didattica è già iniziata, ma sono tante le idee che vogliamo concretizzare durante i prossimi mesi. E’ partito a ottobre il corso per sommelier di I livello. Devo dire, con nostra grande soddisfazione, con un gruppo davvero molto numeroso. In contemporanea anche quello di III livello, mentre per il II livello bisognerà attendere la primavera>>.
Per quanto riguarda i seminari?
<<Un progetto che riteniamo molto interessante, soprattutto in seguito al successo dello scorso anno condotto presso i vigneti di Mastroberardino, è un seminario di potatura. Ipotizziamo tre appuntamenti, il primo in inverno, il secondo durante la prima primavera e l’ultimo verso l’inizio dell’estate per mostrare come cambia la vite nelle sue diverse fasi naturali. Stiamo progettando di organizzare un workshop “l’inglese nel vino” di cinque-sei appuntamenti che approcci al mondo della viticoltura in lingua inglese, insegnando il linguaggio tecnico. Ideale per tutti, anche per i produttori che costantemente incontrano i buyers. Un’altra iniziativa è il corso di avvicinamento al vino, dopo gli ottimi riscontri dello scorso anno con la cantina Donnachiara. Ulteriori progetti sono un seminario sulla vendemmia tardiva in Irpinia, seminari tematici con specialisti del settore con verticali e orizzontali con aziende sempre diverse, e ancora cene didattiche nei ristoranti irpini, per uscirne con la pancia piena e la mente più aperta relativamente agli abbinamenti vino-cibo>>.
Insomma un panorama di eventi e progetti molto ampio e variegato, aperto a tutti coloro che amano l’universo del vino e che desiderano affrontarlo con un approccio professionale e altamente culturale. Parlando di territorio, anche quest’anno l’Irpinia si è fatta apprezzare dagli specialisti del settore con un gran numero di premi e riconoscimenti.
<<A partire dalla nostra guida “Vitae” ci sono stati massimi riconoscimenti per tre Fiani avellinesi. E anche il Taurasi ha raccolto innumerevoli consensi come solo un grande vino sa fare. In linea generale la qualità è stata esaltata. Abbiamo notato l’eccellenza non solo nelle grandi realtà, ma anche nelle aziende meno note e di dimensioni inferiori. Sicuramente una vittoria per tutto il territorio>>.
L’Irpinia, che si distingue per la sua innata tradizione vitivinicola.
<<Certo, sempre di più un territorio con un brand riconoscibile e ben quotato. Fa la sua ottima parte in tutto il mondo. Noi, come AIS Avellino, l’affianchiamo per la migliore promozione. Le tre DOCG che orgogliosamente rappresentiamo non si fanno concorrenza, ogni zona ha il suo indotto e non ci sono sovrapposizioni rilevanti, lavorando in sintonia>>.
Qualche giorno fa sul sito d’informazione Orticalab.it è apparsa un’intervista a Giuseppe Festa, Direttore Scientifico del Corso di Perfezionamento Universitario in “Wine Business” presso l’Università degli Studi di Salerno dal titolo “L’Irpinia del vino è ancora sottosviluppata. Il Consorzio guardi a Salerno: Wine Business, parla il professore Festa”. Un suo parere in merito?
<<Il mio pensiero è molto simile alle reali intenzioni che ci sono dietro le parole del professor Festa. Ritengo che non sia emerso esattamente ciò che voleva dire. E che si possano fraintendere alcune affermazioni. Con il termine “sottosviluppata” si intendeva una zona che non ha ancora raggiunto lo sviluppo che merita. Ovvero che esiste la possibilità di fare ancora di più rispetto a ciò che abbiamo attualmente. La stoffa c’è, va solo impreziosita>>.
Qual è secondo lei il modo per “impreziosire la stoffa”?
<<Continuare a comunicare bene la nostra innata qualità. Spronare le aziende a organizzarsi e a creare consorzi, per esempio. E se ci fosse una regia forte, ancora meglio. Bisogna fare sistema e stilare un programma annuale che, se fatto bene, genera enoturismo e attrazione. Evitare di organizzare sagre, ma creare eventi credibili, dal carattere squisitamente culturale>>.
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