“Vita nella polvere”, il singolo dedicato al terremoto in Irpinia del 1980 di Gaia Bianco

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Novanta secondi e nulla fu più come prima. Novanta secondi, neanche la durata di una canzone. Erano le 19:34 del 23 novembre 1980. Una normale sera autunnale che resterà per sempre immersa nella memoria degli irpini. La terra iniziò a tremare. Piccoli comuni distrutti, migliaia di vite spezzate, macerie che hanno segnato in modo indelebile il cuore e la storia dell’Irpinia. Un suono maledetto che riecheggia ancora oggi nella mente di chi c’era ed è sopravvissuto. Di chi ha ricostruito, di chi ha visto la polvere coprire i corpi dei suoi cari. La stessa polvere che l’artista avellinese Gaia Bianco ha inserito nel titolo del suo singolo dedicato alla memoria del terremoto.

A quarant’anni dalla tragedia che sconvolse la nostra terra la giovane cantante avellinese ha deciso di emozionarsi ed emozionare. Un inno alla rinascita, alla ripartenza, un segnale vivo di speranza per le nuove generazioni, al contempo una melodia drammatica che coinvolge emotivamente l’ascoltatore. Dalla polvere, alla vita.

Nonostante la drammaticità dell’evento, la splendida voce di Gaia Bianco dona vita a quegli attimi irreversibili: “Avevo freddo, nei tuoi occhi la paura”, recita uno dei versi del testo. Ha cercato di immedesimarsi in chi quei momenti li ha vissuti, da come glieli hanno raccontati. Un’analisi introspettiva di quanto accadde ad ogni irpino.

Il singolo di Gaia Bianco uscirà nel giorno del quarantennale del sisma del 1980, il prossimo 23 novembre. Sarà online su tutti gli store digitali e sui canali social media ufficiali dell’artista. La bella Gaia è già al lavoro insieme al suo team per il videoclip ufficiale, interamente girato nelle zone colpite dal sisma. “Non avrei immaginato di essere così coinvolta emotivamente durante la scrittura del pezzo, lascio un pezzo di cuore tra quelle macerie”, le parole di Gaia. Quando la terra trema non c’è alcuna via di fuga. Resta soltanto la speranza di ripartire, di ricostruire. Lascia ai posteri anni di silenzio e di ricordi. Sì, ed è importante che a farlo sia una giovane irpina, che nonostante non abbia vissuto l’orrore, in collaborazione con un noto scrittore anch’egli avellinese Marco Petrillo, ha deciso di *ricordare*, perché il tempo a volte cancella i ricordi attraverso i quali si potrebbe imparare per costruire il futuro.