“Si è perso il senso del pudore. Non perché le vicende giudiziarie debbano condizionare le nostre vite e quella amministrativa, ma nominare in Giunta persone inquisite è un atto di spregio e di sfregio verso altre istituzioni. La politica si è ridotta alla pura convenienza.” È l’amaro commento del consigliere comunale di opposizione Amalio Santoro dopo la nomina della nuova Giunta di Palazzo di Città. Tra gli esponenti del nuovo esecutivo guidato da Nargi figura anche Tonino Genovese, delegato all’Urbanistica e ai Lavori Pubblici, a cui nei giorni scorsi è stato notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari nell’ambito dell’inchiesta Dolce Vita. L’accusa, a suo carico, è di ricettazione in concorso.
Più in generale, riguardo all’inizio di questa nuova fase, Santoro parla di “una vicenda penosa. È un ‘Festa-bis’, si torna alla realtà delle cose e alla sofferenza della città che, spente le costose luminarie, si ritrova con i soliti problemi di sempre. Un’intesa che segna il dominio assoluto della componente festiana, con Nargi che si conferma eterodiretta. Chi agisce realmente è chi sta fuori dal palazzo. Il manovratore è Festa.” Sul futuro di questa fase, la chiosa di Santoro è secca: “Gli accordi di potere, di solito, sono quelli che durano di più, anche se qui pesa l’assenza della politica.”