Avellino – Questa mattina Giovanni Bove, coordinatore del circolo Pd Vittorio Foa di Avellino, ha tenuto una conferenza stampa per spiegare le anomalie presenti nelle nuove voci introdotte nel sistema di tariffazione dell’Alto Calore Servizi.
La società ha infatti imputato agli utenti una spesa denominata “deposito cauzionale addebito” della cifra di 45 euro annui contrariamente a quanto previsto dal contratto. Inoltre il Consiglio di Amministrazione guidato da Franco D’Ercole, il 29 aprile 2013 aveva deliberato l’abbandono del minimo impegnato limitatamente alle utenze domestiche applicando dal primo giugno le nuove fasce di consumo con tariffe diverse. Dunque da due mesi l’Acs fattura in base a fasce di consumo abbandonando così il sistema del minimo impegnato.
“Guardando le ultime fatture emesse dall’Ente sorge un episodio di rilevanza penale – spiega Bove -. Infatti secondo delibera dell’Autorità dell’energia e del gas, il deposito può essere chiesto soltanto a chi stipula un nuovo contratto, oppure se mi chiedi il deposito mi devi necessariamente restituire l’anticipo di fornitura. Va inoltre constatato che ogni nuovo sistema di tariffazione deve avere per legge l’accordo dei rappresentanti degli utenti, altrimenti non è legalmente possibile richiedere depositi cauzionali, in particolar modo se questi hanno attivato la domiciliazione bancaria”.
Nel mirino del coordinatore del Partito Democratico c’è ovviamente il vecchio esecutivo della società di Corso Europa, ma tiene a sottolineare che chi deve porre rimedio è la nuova amministrazione: “Se de Stefano parla di un nuovo corso, di sobrietà e trasparenza – per quanto sia dubbioso, dal momento che l’Acs è sempre stato uno strumento per avvallare le proprie ambizioni politiche – allora indichi con esattezza l’ammontare degli importi anticipati dagli utenti e proceda all’annullamento della delibera n. 56 2013 con la quale la scorsa amministrazione aveva disposto la nuova tariffazione”.
Tre sono le richieste avanzate dal Circolo Foa alla nuova presidenza:
– Annullamento della delibera n.56 del 2013;
– Ritorno al vecchio sistema tariffario;
– La creazione di un tavolo politico-istituzionale tra l’azienda, le parti sociali e le associazioni dei consumatori per cercare unitariamente un nuovo sistema di tariffazione che sia adeguato ad un bene primario come quello dell’acqua.
Nel frattempo, in attesa di conoscere le soluzioni della nuova gestione la sezione cittadina si è attivata per tutelare i cittadini dal punto di vista legale e fornire una proposta per le prossime tariffe. “Abbiamo attivato un team di esperti che fornirà gratuitamente la propria consulenza per ottenere i rimborsi per ciò che riguarda gli anticipi di fornitura. Consigliamo invece al nuovo Cda di pensare ad una tariffa sociale base per i bisogni essenziali delle persone che sia direttamente proporzionale al numero dei componenti di un nucleo familiare”.
(di seguito l’intervista a Giovanni Bove)
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