Filiera dell’automobile: un settore che rimane tra i comparti più importanti dell’industria manifatturiera italiana. Ma, mentre in Piemonte il peso del settore è particolare, nonostante la crisi Fiat e la generale flessione internazionale del comparto, il Mezzogiorno risente di qualche ‘scossone’. Parte anche da questi presupposti la presenza emblematica di Andrea Agnelli, in visita questa mattina ad Avellino. Il suo, in Irpinia, un passaggio voluto e dovuto per commemorare la figura del padre, Umberto, a cui l’Ente di via Palatucci ha dedicato la sala principale. Di qui la natura ‘intima’ di un incontro a porte chiuse a cui sarà presente solo una parte della nostra imprenditoria. Ma l’illustre ospite, approdato in terra irpina poco dopo Andrea Pininfarina, presente lo scorso 5 ottobre all’assemblea annuale dell’Unione degli Industriali di Avellino, non potrà fare a meno di incanalarsi in un discorso già avviato dal presidente dell’Unione industriali, Silvio Sarno, in relazione alla valorizzazione della filiera dell’automotive. E da Torino, indiscussa ‘capitale’ del comparto, sembrano giungere segnali positivi. A quanto pare, infatti, e secondo quanto lo stesso presidente Sarno conferma, le aziende della nostra provincia stanno contribuendo in maniera determinante al rilancio del gruppo Fiat. Le piccole imprese presenti sul territorio esprimono dunque una camaleontica capacità di adeguarsi ai nuovi scenari facendo in modo che l’Irpinia si collochi a gran titolo tra i territori dotati delle peculiarità necessarie ad ospitare il “distretto dell’auto”. Tutto questo in un momento particolarmente difficile per numerosi settori produttivi. Il mantenimento dell’opzione industriale e la valorizzazione delle eccellenze sono gli unici percorsi utili a non disperdere il patrimonio imprenditoriale. E la dimostrazione tangibile della condizione in cui versa il settore industriale irpino giunge proprio dalle sorti dell’area del Calaggio, condizione di blocco illustrata dal presidente della Comunità Montana ‘Ufita’, Giuseppe Solimine. L’area industriale del Calaggio, infatti, continua ad essere ferma, condizione che sta causando gravissimi danni all’economia della provincia e disagi non più tollerabili per le famiglie dei lavoratori, che hanno perso il lavoro. Interventi mirati appaiono ormai assolutamente necessari e la questione lavoro rappresenta una priorità assoluta. “Il mio impegno in Provincia – ha sostenuto Solimine nella veste di neo consigliere – va verso una direzione chiara: dare voce a coloro i quali non hanno voce. Spero di riuscire a svolgere con efficacia il ruolo di cerniera tra le realtà locali e la Provincia. Noto che spesso la politica, pur compiendo qualche passo per cercare di affrontare il problema, non riesce a ottenere risultati apprezzabili. Propongo da subito un nuovo patto politico-istituzionale per rimettere in moto le aziende”. E poi la proposta: realizzare il ‘Calaggio 2’, un complesso industriale parallelo a quello esistente. In provincia di Avellino, infatti, sono presenti oltre 150 aree Pip, la maggior parte delle quali collocate in Ufita. Ma il blocco, soprattutto dell’area del Calaggio, e dovuto al fatto che molte aziende sono interessate da procedure fallimentari e ‘navigano’ tra questioni giudiziarie che ne limitano l’efficacia riducendo anche la possibilità che gli imprenditori pensino di fare investimenti su quelle aziende stesse. Nello stesso tempo, tuttavia, anche il rovescio della medaglia: ci sono, infatti, decine di imprenditori pronti ad investire nel Calaggio e negli altri insediamenti industriali, ma, naturalmente, a condizione che ci siano i presupposti. La nuova struttura disancorata dalla vecchia, partirebbe da zero per rilanciare l’economia e lo sviluppo. A fronte di aree Pip ben organizzate, poi, ne esistono altre praticamente vuote, che potrebbero essere riprese. Il tutto riaprendo un dialogo tra le forze sociali e politiche per valutare la situazione e decidere cosa fare sul piano concreto. Gli imprenditori hanno dato un segnale di interesse, che deve essere tenuto nella massima considerazione ed in questo le istituzioni hanno il compito di cooperare per rendere loro il percorso più agevole possibile. Anche in virtù della condizione in cui versano le famiglie dei disoccupati del Calaggio, ormai allo stremo. La situazione, infatti, è quasi raccapricciante: i giovani vanno via dalle nostre terre, lasciando a casa i loro affetti e, spesso, anche qualche piccola proprietà costruita dai loro genitori con tanti sacrifici e la politica non può rispondere timidamente ad una domanda forte di intervento.
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