Un anno di politica – I voti ai rappresentanti irpini e campani: promossi il Governatore e gli eletti in consiglio regionale, rimandato il sindaco Festa, bocciatura per Sarno e D’Amelio

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Michele De Leo – Al termine di un anno complicato, caratterizzato dall’emergenza sanitaria e dalla capacità di gestione della classe politica e delle istituzioni di ogni grado, proviamo a dare i voti ai rappresentanti irpini e campani.

Dieci a Vincenzo Alaia. Nel 2015 riuscì a centrare, quasi a sorpresa, l’elezione nel consiglio regionale, risultando il candidato più votato del suo schieramento “Centro Democratico – Scelta Civica”, per gli effetti di una strana legge elettorale che lo premiò a discapito, soprattutto, di Enzo De Luca e Beniamino Palmieri che, nelle fila del Pd, ottennero circa 3mila preferenze in più. Nel corso dell’ultimo mandato ha seminato e lavorato, ha aderito ad Italia Viva risultando il recordman di preferenze della circoscrizione di Avellino, quasi triplicando il risultato della precedente consultazione.

Nove a Livio Petitto. Scaricato dal Partito Democratico – anche per effetto del muro eretto da Maurizio Petracca e Rosetta D’Amelio – ottiene la candidatura nella lista “Davvero” a poche ore dal termine per la presentazione degli schieramenti ma, nonostante in tanti abbiano provato a screditarlo, beneficia dell’appoggio del sindaco Gianluca Festa e di gran parte dell’amministrazione del capoluogo, sfiora quota 12mila preferenze e riesce a centrare l’elezione tra i banchi del consiglio regionale, unico del suo schieramento.

Otto a Vincenzo De Luca. Meriterebbe – se limitassimo l’analisi al periodo marzo – ottobre – dieci. Tutti ricorderanno che, solo nelle prime settimane dell’anno, il riconfermato Governatore era stato scaricato da gran parte degli alleati e pure i vertici del suo partito erano alla ricerca di un modo garbato per non ricandidarlo. L’ex sindaco di Salerno, dal canto suo, era pronto a scendere in campo anche da solo e lo avrebbe fatto se non fosse arrivata la benedizione da parte del Covid. Le prime settimana di pandemia e di emergenza lo hanno visto autentico protagonista, capace di ritagliarsi apprezzamento anche da parte di cittadini vicini a diverse aree politiche. L’azione messa in campo dal Governatore e dalla Regione ha favorito la riconferma sullo scranno più alto di palazzo Santa Lucia con percentuali bulgare. Dopo l’elezione è cominciata la parabola discendente: il Presidente sembra accusare la stessa sindrome dell’ex Premier Matteo Renzi dopo lo straordinario risultato alle europee 2014. De Luca dovrebbe tornare a confrontarsi e ad adottare decisioni condivise, abbandonando la stella di uomo solo al comando, se non vuole disperdere un patrimonio immenso di consensi.  

Otto a Enrico Franza. Il giovane socialista arianese ha fatto un capolavoro politico, dimostrando – un anno dopo la sua prima elezione sullo scranno più alto della casa comunale del tricolle – che la grande rimonta del 2019, ai danni dell’ex primo cittadino Domenico Gambacorta, non era stata frutto del caso o esclusivamente del proprio cognome.

Sette a Maurizio Petracca. Aderisce al Partito Democratico poco più di un anno fa ed ottiene la riconferma della candidatura come consigliere uscente (eletto, nel 2015, nelle fila dell’Udc). Convince Rosetta d’Amelio della necessità di opporsi alla candidatura di Livio Petitto nello stesso schieramento e, soprattutto, ha il merito di conquistare 14851 preferenze che gli valgono la riconferma trai banchi dell’assise di palazzo Santa Lucia.

Sei a Vincenzo Ciampi. Politicamente, è un uomo molto fortunato. Candidato alla carica di sindaco del comune capoluogo – quando nessuno si aspettava una vittoria dei grillini – riesce a sfruttare, nel migliore dei modi, il periodo d’oro del Movimento Cinque Stelle e indossa – anche se per poche settimane – la fascia tricolore del comune capoluogo. Si candida alle regionali e riesce a prevalere, per poco più di 300 voti, sulla collega di partito Maura Sarno e centrare l’elezione nel parlamentino di palazzo Santa Lucia per effetto di un’assurda legge regionale che premia il 24esimo più votato della provincia.

Cinque a Michelangelo Ciarcia. Ottiene la candidatura alle elezioni regionali nelle fila del Partito Democratico – anche grazie all’azione ostruzionistica nei confronti di Livio Petitto – e decide di arrivare all’appuntamento elettorale mantenendo la carica di Presidente dell’alto Calore. Nonostante tutto, però, ottiene un risultato ben al di sotto delle aspettative, racimolando poco più di seimila preferenze.

Cinque a Gianluca Festa. La sua prima esperienza da sindaco del capoluogo non è partita nel migliore dei modi. Le grane mercato e campo Genova, gli impegni assunti e non mantenuti soprattutto in merito all’apertura del tunnel e alla consegna degli alloggi popolari, i cori con i giovani in piena pandemia e lo scontro con la stampa non consentono il raggiungimento della sufficienza. Ha dalla sua il tempo e la voglia di fare che, c’è da auspicare, gli consentiranno di risalire molto presto la classifica.

Quattro a Maura Sarno. Nominata assessore con delega alle attività produttive da Vincenzo Ciampi, si candida al consiglio regionale con il sostegno di gran parte dei vertici irpini del Movimento. Nonostante il vantaggio, però, raccoglie meno di 1300 preferenze, 300 in meno del suo ex sindaco e circa 100 in più di Carmen Bochicchio.

Quattro a Rosetta D’Amelio. Un anno condito da tanti autogol politici per l’ex presidente del consiglio regionale. Da una rappresentante del suo calibro e della sua esperienza, nessuno si sarebbe aspettata la scelta di condividere con Maurizio Petracca l’erezione di un muro nei confronti della candidatura di Livio Petitto: da un’eventuale guerra interna tra Petracca e Petitto avrebbe, invece, potuto beneficiare per avvicinarsi all’elezione. Non riesce – nonostante cinque anni alla carica di presidente del consiglio regionale e, soprattutto, nonostante una seconda candidatura femminile debole – a guadagnare consensi rispetto alla precedente consultazione. Bocciata dall’elettorato, cade in piedi grazie al conferimento – da parte del Governatore Vincenzo De Luca – della delega alle pari opportunità. A 68anni e con un curriculum politico di tutto rispetto, collezionato da grandi risultati, ci si sarebbe aspettati la decisione di rimanere punto di riferimento per la crescita dei giovani del territorio, favorendone la loro crescita piuttosto che ricercare – come è stata accusata – di “rientrare dalla finestra laddove era uscita dalla porta principale”.