Tre anni di casa accoglienza ad Ospedaletto. “Antonella Russo” ha dato il coraggio di svoltare a 32 donne

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Alfredo Picariello – Tre anni di casa accoglienza ad Ospedaletto d’Alpinolo. Ai piedi di Mamma Schiavona, tre anni di lotte, sacrifici, paure, notti insonni. Tre anni spesi per le altre, per le donne in difficoltà, per chi non ha voce.  “Antonella Russo” ha dato il coraggio di svoltare a 32 donne. Ieri, in Irpinia, un anniversario importante. Il 14 settembre del 2016, infatti, nasceva la casa di accoglienza per donne maltrattate “Antonella Russo”. Una struttura fortemente voluta da donne ed uomini irpini, supportati da “Casa sulla Roccia” e dall’impegno di tanti volontari e delle istituzioni locali. Un simbolo importante, a partire dalla dedica. La casa, infatti, è intitolata alla memoria di Antonella Russo, la giovane studentessa universitaria di Solofra brutalmente uccisa dal compagno della madre il 20 febbraio del 2007.

“A tre anni di distanza dall’inaugurazione, il bilancio del lavoro svolto finora non può che essere positivo”, afferma Maria Rosaria Famoso, coordinatore & relazioni esterne di Casa sulla Roccia -. “Le difficoltà incontrate, legate alle ristrettezze economiche che purtroppo attanagliano i piccoli Comuni, sono state in qualche modo affrontate grazie al nostro “senso di comunità” e al continuo lavoro per la costruzione del bene comune”.

“La parola d’ordine è “Svolta”, perché la Casa “Antonella Russo” in questi tre anni ha offerto un’opportunità di cambiamento a 29 donne e 34 bambini. Il nostro obiettivo è guardare avanti, continuando a sensibilizzare il territorio sul tema della violenza di genere. L’auspicio è quello di contribuire, con i referenti istituzionali preposti, alla piena attuazione della neo Legge Codice Rosso”, conclude Famoso.

Un punto di riferimento importante. Un lavoro encomiabile quello svolto dalla “Casa”, ampiamente riconosciuto dalle massime istituzioni locali che ieri hanno voluto far sentire forte tutto il loro sostegno. Tante e significative le presenze, a cominciare dal Prefetto di Avellino, la dottoressa Tirone. E poi, il presidente del Consiglio regionale della Campania, Rosetta D’Amelio. C’era anche Vincenza Luciano, Consigliera di parità designata dal Pesidente della Provincia di Avellino.

“Reinserimento nella società ed emancipazione economica. Tante donne vittime di violenza non denunciano il proprio compagno perché non sanno dove andare, non hanno i mezzi economici per sostenersi, perché si vergognano e perché hanno paura. Paura di essere rifiutate da una società ancora tremendamente maschilista, dove il denaro diventa la più grossa arma di ricatto che un marito possa esercitare sulla propria compagna. Oggi esistono realtà come quella della casa rifugio Antonella Russo, una realtà straordinaria tutta irpina. Che tra mille difficoltà accoglie le donne vittime di violenza da tre anni. Ed oggi abbiamo festeggiato Il lavoro di tutti gli operatori straordinari di questa struttura, di cui tutti noi irpini dobbiamo essere fieri”, afferma la Luciano.

“Il problema però non è solo l’accoglienza per le donne vittime di violenza che vengono qui accolte con i loro bambini ma è il dopo; è il processo di reinserimento che deve consentire alle donne di riappropriarsi della propria vita e della propria dignità. Le istituzioni devono farsi carico di queste situazioni. Ad esempio, l’istituzione di borse lavoro a favore di donne vittime di violenza, accolte in una casa rifugio, è il passaggio obbligatorio successivo”.