Il mito di Sergio Leone vive ancora a Torella, Mancuso: “Proveremo a rilanciare il Festival”

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Pasquale Manganiello – “Give me a Leone“, ovvero “datemi un Leone“, diceva un giovane Quentin Tarantino ai propri cameramen sul set de “Le Iene” quando, agli inizi della propria carriera, desiderava uno di quei suggestivi primissimi piani sui dettagli, marchio di fabbrica di Sergio Leone, uno dei più geniali e importanti registi della storia del cinema italiano e internazionale. La sua arte ed il suo straordinario racconto del “mito” ne fanno ancora oggi, a 26 anni dalla sua morte, l’autore più ammirato, citato ed imitato del panorama cinematografico internazionale. Il mondo di Leone è impresso nella liturgia del duello, sospeso tra ralenti e accelerate, movimenti che il regista altera, magheggia, congela, frizza, sospesi nel connubio perfetto tra le immagini e le colonne sonore indimenticabili di Ennio Morricone, intramezzati da silenzi infiniti, dai suoni del west e da memorabili battute.

Torella dei Lombardi è stata per molti anni capitale del western italiano. Il paese altirpino ha dato i natali a Vincenzo Leone, uno dei pionieri del cinema muto italiano e padre di Sergio. Dopo aver assunto il nome d’ arte di Roberto Roberti, fu attore di teatro e poi figura centrale del cinema dell’ epoca, diventando il regista di fiducia della diva Francesca Bertini. Nel 1944 diresse “Il folle di Marechiaro”, nel quale il figlio Sergio esordì come attore. In vecchiaia si ritirò a Torella, dove morì nel 1959. Cinque anni dopo il figlio gli rese omaggio firmando con lo pseudonimo di Bob Robertson, “il figlio di Roberto Roberti”, il suo primo western “Per un pugno di dollari”.

Agli inizi degli anni 2000 il festival dedicato al padre dello Spaghetti Western ha richiamato in Altirpinia migliaia di visitatori, investendo Gianni Minà della carica di direttore artistico ed invitando ospiti di livello internazionale che si sono associati negli anni alla carriera del grande maestro. E così, dal 2003 sono sfilati nella Piazza Sergio Leone i vari Ringo (Giuliano Gemma), Django (Franco Nero), Bambino (Bud Spencer), Trinità (Terence Hill) e Sartana (Gianni Garko). In particolare, da incorniciare fu l’edizione del 2003 che ebbe come protagonisti Giuliano Gemma, Nino Benvenuti, lo studioso di Leone Marcello Garofalo, quindi Dario Argento, Franco Ferrini, e, da ultimo, Ennio Morricone che rilasciò una lunga intervista a cui seguì il concerto dell’Orchestra «Roma sinfonietta» diretta da Andrea Morricone, con le musiche del maestro Ennio tratte dalle colonne sonore dei film di Leone e di altre opere cinematografiche. La manifestazione era seguita da quotidiani a livello nazionale ed aveva tutte le carte in regola per un festival di grande successo: c’era lo spettacolo, quindi il cinema di qualità, le interviste, la presenza di figure di primo piano nel panorama cinematografico internazionale.

In merito alla eventualità che questa manifestazione possa ritornare in auge, abbiamo intervistato il primo cittadino di Torella dei Lombardi, Michele Mancuso:

“Attualmente l’Associazione Sergio Leone è ferma – dichiara Mancuso ad Irpinianews – ed è fermo anche il Festival. Il motivo fondamentale è che mancano le risorse finanziarie, non riusciamo a captare i finanziamenti necessari per fare una manifestazione degna del passato. La rassegna ha costi importanti, ci abbiamo provato ma in questo momento non riusciamo ad entrare nella graduatoria dei grandi eventi della Regione Campania. Spero che la Regione ci metta a disposizione i fondi anche se ci sono concorrenti molto qualificati”.
“Era una manifestazione unica sul territorio – conclude il sindaco – vorremmo riprenderla con quell’attenzione ai contenuti e con quell’impegno comune che l’ha resa celebre anche a livello nazionale”.

C’è da augurarsi, quindi, che il grande cinema ritorni a splendere in Irpinia e che ricalchi i fasti del passato nel nome di Sergio Leone che, come ricordano i suoi biografi, era molto legato a questa terra.

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