Anche un imprenditore irpino originario di Caposele sarebbe stato denunciato dai Carabinieri nell’ambito di una più vasta operazione di polizia giudiziaria, portata a segno dal Comando Provinciale di Salerno (che ha interessato alcuni Comuni del Cilento, della Piana del Sele e dell’hinterland partenopeo, in esecuzione di provvedimento cautelare emesso dal GIP presso il Tribunale di Vallo della Lucania) e tesa a sgominare un’associazione a delinquere finalizzata alla commissione di furti di rame e materiale ferroso, alla ricettazione e al riciclaggio dei metalli trafugati, mediante la compiacente collaborazione di diverse aziende locali, collegate ai promotori e agli organizzatori del gruppo criminale per trarre illeciti profitti.
Nella fattispecie, sarebbero stati eseguiti diverse perquisizioni domiciliari (con relativo avviso di conclusione delle indagini preliminari) nei confronti di decine di indagati, nel corso delle quali, presso una ditta di Caposele (in provincia di Avellino), sono stati rinvenuti 50 kg. di rame, verosimilmente di illecita provenienza e, pertanto, sottoposti a sequestro, unitamente alla sede della società. Il titolare dell’azienda, l’irpino L. G., è stato deferito in stato di libertà per il reato di ricettazione.
L’OPERAZIONE ORO ROSSO – Un’organizzazione criminale, dedita ai furti di rame e al riciclaggio e alla ricettazione del materiale ferroso rubato, è stata individuata e arrestata dai carabinieri del Comando provinciale di Salerno. Undici le persone indagate: sette finite agli arresti domiciliari e quattro sottoposte all’obbligo di dimora. Contestualmente i carabinieri, che hanno eseguito il blitz “Oro Rosso” in comuni del Cilento, della Piana del Sele e dell’hinterland partenopeo, hanno sequestrato beni per un valore di circa 12 milioni di euro: due aziende e un capannone industriale, con relativi mezzi, attrezzature e posizioni di credito, attive nel settore del recupero di materiali ferrosi.
Agli affiliati al gruppo criminale è contestata l’associazione per delinquere finalizzata alla commissione di furti di rame e materiale ferroso, alla ricettazione e al riciclaggio dei metalli trafugati, mediante la compiacente collaborazione di diverse aziende locali.
Le investigazioni, condotte anche grazie all’utilizzo di strumentazione messa a disposizione da Enel, hanno consentito di scoprire che l’organizzazione era composta da cittadini italiani e stranieri dediti al furto di rame e materiale ferroso ai danni della rete di illuminazione pubblica e di aziende private.