Saper perdonare: l’insegnamento di Francesca Sica a 20 anni dalla morte del figlio Carmine. L’importanza di un percorso della responsabilità per giungere al perdono, inteso come possibile alternativa al risentimento e alla vendetta, sarà al centro del dibattito organizzato dal centro di giustizia riparativa “Il lampione della cantonata” in programma giovedì 23 marzo, alle 17.30, presso ex Caserma Litto di Avellino, sede del centro.
La sera del 23 marzo di 20 anni fa, Carmine Sica perse la vita in un incidente provocato da un automobilista ubriaco. Carmine aveva solo 17 anni. La mamma, Francesca Genovese, ha scritto un libro, dal titolo “Destini”, sulla vicenda. Spiega come sia riuscita a non odiare, a non cercare la vendetta. Ma, piuttosto, a comprendere che da queste situazioni si può uscirne anche migliori. Lei, Francesca, non ha mai incontrato che ha provocato la morte del figlio.
“Il dibattito di giovedì, a cui tutta la comunità è invitata a partecipare, ha come obiettivo quello di discutere sul bisogno di “fare giustizia” o “avere giustizia”; su “un altro modo possibile”, passando attraverso il percorso della responsabilità per giungere al perdono, inteso come possibile alternativa al risentimento e alla vendetta”, spiega l’avvocato Giovanna Perna, mediatore e coordinatore del centro di giustizia riparativa.
“Per riuscire a fare questo percorso è fondamentale iniziare a guardare il nostro offensore con un atteggiamento diverso, accorgendoci che, in realtà, è qualcosa di più della persona “spaventosa” o insensibile che immaginiamo. E’ necessario tentare di arrivare a un’umanizzazione del nostro offensore che progressivamente non è più identificato come nemico; ed il racconto di Francesca Genovese, ci aiuterà a comprendere l’importanza del percorso, a distanza di 20 anni dalla morte del figlio Carmine”.
“Si discuterà con esperti, per comprendere in che modo è possibile progettare azioni consapevoli e responsabili verso l’altro, che possano restituire significato ai legami fiduciari fra le persone”.
“Abbiamo bisogno, in una società così sofferente, di lanciare una sfida importante: superare la logica sterile del castigo per una logica costruttiva dell’impegno, del dialogo, della corresponsabilità, intraprendere percorsi di confronto tra la giustizia della bilancia e della spada e quella dell’ago e del filo, per promuovere processi di consapevolezza e ricerca di alleanze”, conclude l’avvocato Perna.