Santacroce (Cisl): “Sulla sanità stop a scelte che penalizzano le aree interne”

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Chirurgia sanità medici
Chirurgia sanità medici

“Il nostro intento è contribuire all’ottimizzazione dei costi nella sanità pubblica, al miglioramento della qualità dei servizi sanitari, a coprire il territorio in modo capillare per consentire ed assicurare a tutti i cittadini lo stesso livello di prestazioni sanitarie, senza distinzione tra centri urbani e periferie”.

Per Antonio Santacroce, Segretario Generale della Cisl FP IrpiniaSannio, “il risultato sarebbe stato migliore e più adeguato a quelle che sono, e saranno, le esigenze del cittadino paziente irpino se la politica avesse fatto il proprio ruolo e non si fosse “intestardita” su alcune “appartenenze”.

“Sicuramente è difficile coniugare gli effetti restrittivi, in termini di posti letto e unità operative complesse imposte
dalla normativa vigente in materia, con la geografia politica sanitaria della nostra regione. Ma qualsiasi ragionamento si faccia, non si può prescindere da un dato oggettivo: la popolazione totale residente in Campania
la porta ad essere la terza regione d’Italia per numero di abitanti e la prima per densità abitativa”.

“L’Irpinia rappresenta il 21,4% dei Comuni Campani e, se aggiungiamo i Comuni di Benevento, il territorio IrpinoSannita rappresenta il 35% dei comuni in Campania. Se invece prendiamo in considerazione l’estensione
territoriale Irpino –Sannita, assieme, risulta essere pari a circa il 36 % del territorio campano, quasi quanto quella
di Salerno e superiore a quello di Caserta”.

“Quindi, in uno scenario come questo, senza tener conto della difficoltà viaria, delle grandi distanze per
raggiungere i plessi/presidi sanitari, delle avversità metereologiche e dell’indice di vecchiaia, vengono da sé quali
possano essere le difficoltà che si riscontrano per l’accesso alle prestazioni sanitarie da parte della popolazione
irpina”.

“Ricordiamo che in Campania la sanità ha un attivo di circa 77 milioni di euro. La spesa per il personale è scesa di 1 miliardo e 200 milioni, con oltre 13 mila unità di addetti in meno. Altri 150 milioni sono stati risparmiati sui beni e servizi non sanitari”.

“Abbiamo un aumento di più di mezzo miliardo sul prezzo dei farmaci e si sostiene a scusante che per le cure
oncologiche i costi sono molto alti, e di oltre 100 milioni per i beni e servizi sanitari, con la giustificazione ridicola
che l’incremento è dovuto a forme alternative di lavoro”.

“Insomma, siamo alle solite: c’è chi soffre e chi gode, chi ci ha rimesso e chi ci ha guadagnato. Un esempio: spesa per il personale abbattuta di 1, 2 miliardi, quella per i farmaci salita di circa 600 milioni. Allora diciamo basta ai comizi, agli sprechi e alle promesse elettorali. Bisogna dialogare, non gareggiare e sostenere veramente chi lavora per una rete ospedaliera vicina ai bisogni dei cittadini capace di ridurre la durata dell’ospedalizzazione, le liste di attesa, le problematiche dei pronto soccorsi e la mancanza del personale”.

“Questo piano ospedaliero è solamente un punto di partenza. Adesso si deve essere capaci di migliorare il migliorabile tenendo conto soltanto delle esigenze del territorio e non dell’appartenenza politica. La nostra
provincia non merita di essere ricordata soltanto per le sciatterie e le porcherie. Non ci appartengono. Meritiamo
ben altro ed è giunto il momento che la politica, quella con la P maiuscola, lo dimostri non con le parole ma con
i fatti”, conclude Santacroce.