A mezzo fax il Direttore Sanitario Aziendale Rosario Tarzia e il Direttore Generale dell’Asl Av/1 Luigi Giordano comunicano la chiusura dei reparti di ginecologia ostetricia e pediatria del nosocomio santangiolese. Queste le direttive del nuovo piano ospedaliero attuato per rientrare dal deficit di bilancio della sanità, dando inizio di fatto, ad un lento depauperamento della struttura sanitaria altirpina. Oltre alla soppressione dei reparti, le stesse direttive sanciscono il trasferimento presso la struttura di Ariano Irpino dei due ortopedici che attualmente prestano servizio al Criscuoli, cancellando il supporto fondamentale per l’unità di chirurgia, ma soprattutto per il servizio di pronto soccorso. Se il parametro analizzato per la soppressione del reparto di ginecologia è stato il numero dei parti, stessa misura non è stata utilizzata per le prestazioni di ortopedia nell’unità di pronto soccorso, dove il 70% delle prestazioni necessita dell’intervento dell’ortopedico. Il declassamento in atto innesca un meccanismo di depauperamento a catena, che indebolisce a poco a poco la capacità di un presidio di essere considerato tale. Così, scompare lo Stato in Alta Irpinia. Così 70.000 persone, contribuenti italiani, vengono cancellati e derubati di un loro fondamentale diritto: il diritto alla salute.
“Ignorando la popolazione irpina, martoriando il nostro territorio e chiudendo un ospedale che certamente non rappresenta una spesa irrazionale o la causa principale di sperpero di danaro pubblico – si legge nella nota dei giovani del Pd – si decide di risanare il debito pubblico della sanità. Come per la discarica di Andretta, paese mortificato finanche dallo scioglimento dell’amministrazione comunale in uno dei momenti più critici per la popolazione, così per Sant’Angelo ed anche per Bisaccia si attua un vero e proprio attentato alla esistenza di queste terre. Chiediamo il rispetto dei principi sanciti nell’art. 32 della costituzione italiana con cui si garantisce a tutti il diritto alla salute minima e la non soppressione delle emergenze territoriali. La concezione di “ospedale territoriale” non può essere applicata ai nostri territori, a causa della morfologia del territorio, delle condizioni climatiche e di una viabilità non di certo di semplice percorrenza, per cui si nega di fatto alla popolazione di questo territorio, di godere di un diritto. Il Criscuoli occupa inoltre una posizione geografica baricentrica per quel particolare territorio, e la decimazione dei suoi reparti, provocherà inevitabilmente l’accrescere delle utenze degli ospedali di Avellino ed Ariano Irpino con i disagi che ciò comporta. In quanto giovani democratici irpini palesiamo le nostre perplessità nei confronti dei criteri che hanno dato via alle azioni del governo centrale e della regione Campania. La nostra è una protesta libera e pacifica che vuole sensibilizzare le coscienze nel prendere atto che i provvedimenti attuati ed in via di attuazione in Irpinia sono la palese dimostrazione di una mortificazione territoriale grave che non può passare inosservata. Assistere alle azioni politiche del Governo regionale che non tutela una parte di territorio come il nostro è ingiustificabile ed inaccettabile. L’Irpinia non può essere considerata terra di nessuno poiché è terra di cittadini onesti atti non a manifestazioni eclatanti e violente, che hanno a cuore il benessere del proprio territorio e che, come tutti gli altri cittadini della Campania, hanno e difendono i loro stessi diritti. Il diritto alla Salute, un diritto che nelle zone interne dell’Irpinia si cerca di minare con la costruzione di discariche nei luoghi produttivi della provincia e con la soppressione dei servizi sanitari essenziali. Il diritto alla salute non può divenire merce di scambio delle dinamiche aziendali e politiche o di interessi personali e clientelari. La vita di un uomo, anche di uno solo, non può rappresentare un capitolo di bilancio aziendale o un bacino di utenza elettorale”.
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