San Potito – Ofantina della morte: il dossier dei sindaci

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SAN POTITO – Non ci sono più alibi. Basta piangere le vittime. E’ una storia che dura da troppo tempo: dal 2000. Ad oggi nulla è stato fatto. Solo parole, incontri che non hanno portato a nulla se non a situazioni paradossali: tutti si muovono ma alla fine nessuno, per sbloccare la condizione di un’Ofantina famosa per i suoi morti. E’ l’Ofantina di cui ormai parlano tutti: l’Ofantina della morte. Dove è il Piano di sicurezza, il Piano fattibilità tanto agognato? All’assessore Ennio Cascetta la risposta. Un dato di fatto a dire il vero c’è: “Non abbiamo avuto nulla, anzi qualcosa: la spocchiosità di chi ci dice di rivolgerci alla Magistratura”. E’ l’ira di un sindaco, anzi dei sindaci – Giuseppe Moricola, Vittorio Ciampi, degli assessori dei paesi limitrofi, dei consiglieri provinciali, tra questi Franco Mazza – che riuniti ieri sera in un Consiglio straordinario fanno sentire forte la propria voce. Nessuno, proprio nessuno si arrenderà di fronte ad una tragedia che ha visto in soli tre mesi un 23enne, un 25enne e un padre già vedovo lasciare a casa un tremendo vuoto. Storie che sembrano ormai all’ordine del giorno. Clamorose saranno le manifestazioni che continueranno fino a quando non si troverà la soluzione. Prima fra tutte un corteo funebre che attraverserà la strada ‘maledetta’; poi un Lutto Day per non dimenticare “i nostri morti”; una strada ‘animata’ lungo la quale si potrà leggere: ‘attenzione all’Ofantina Killer diventata tale anche per colpa delle Istituzioni”; e ancora, scritte con impresse date delle tragedie. All’unanimità, il grido contro l’Anas definita una sorte di “sfinge plumbea che non riesce a garantire nemmeno un normale taglio di siepi sulle strade interne” e che “negli incontri ha spacciato per chissà quali opere, interventi sull’Ofantina di semplice maquillage manutentivo: un po’ di spolvero sulla coltre accumulata in tutti questi anni, forse una sorta di auto assoluzione anche per la facilità e la disinvoltura con cui ha agito sul versante concessorio per quanto riguarda la definizione degli sbocchi sull’Ofantina”. Attacchi frontali giustificati dalla disperazione di un primo cittadino Moricola e dei suoi colleghi, che raccoglie quella dei suoi abitanti, delle ‘sue’ famiglie. Affondi che non hanno alcuna intenzione di tirar fuori nessuno, tantomeno la Regione, ‘rea’ di una “disponibilità apparente; né la Provincia “sollecitata a ritagliare un ruolo intermediario e non di attore principale, paladino ed artefice dei destini delle sue popolazioni. Le rappresentanze politiche irpine, a tutti i livelli, a parte qualche eccezione, penso all’on. Angelo Giusto, le uniche tracce che hanno lasciato in queste vicende, sono i telegrammi, quando ci sono stati, concessi a sostegno e a plauso delle iniziative dei sindaci”. Richiami alle autorità preposte al controllo delle strade, “sembrate in alcuni momenti scorciatoie per non affrontare il problema vero della pericolosità di questa arteria. Tanto più che non esistono le condizioni minime per esercitare un controllo o un minimo di prevenzione: non si possono mettere spartitraffico per la limitata larghezza della strada, non si possono prevedere posti di blocco per lo stesso motivo”. Il sindaco Moricola è determinato più che mai a portare avanti la ‘sua’ battaglia. La battaglia della sua gente. Altra nota dolente: la chiusura degli svincoli. “Spesso sovrapposti all’atto della costruzione della strada a tracciati trasversali esistenti non modificati in funzione della nuova arteria. Senza un minimo di corsia di decelerazione, con angolature di ingresso minime”. E che dire di “una dislocazione che non corrisponde più alla crescita urbana di molti centri posizionati lungo il percorso”. Al centro sociale di San Potito le richieste: corsia di decelerazione o doppia corsia; svincoli da mantenere, da fare, da modificare; l’alternativa al Ponte di Parolise. Insomma la conoscenza delle opzioni della ‘vita’. Entro cinque mesi l’impegno di Palazzo Caracciolo affinché rediga un progetto per il primo tronco dell’Ofantina. E’ questa la sfida per la vita. (di Teresa Lombardo)

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