NAPOLI- La riforma costituzionale sull’ ordinamento giudiziario e l’Alta Corte Disciplinare in discussione al Senato “non risolve minimamente i veri problemi sul tappeto che sono i tempi della giustizia e dei processi, l’accesso al processo, la tutela effettiva dei diritti dei cittadini dentro e fuori dal processo”. E’ quello che ha scritto nella memoria di otto pagine depositata all’attenzione della Commissione Affari Costituzionali di Palazzo Madama (dove si stanno celebrando le audizioni per la riforma dell’ordinamento giudiziario e Corte Disciplinare, la cd Riforma Nordio) il Procuratore Generale di Napoli Aldo Policastro, portando un bagaglio di circa quaranta anni di esperienza nel settore giudiziario. Rispetto alla separazione delle carriere e al doppio Csm proposto dalla riforma è così che il magistrato risponde alla domanda principale: “Dobbiamo chiederci- scrive Policastro- se questa imponente, trattandosi di revisione costituzionale, iniziativa legislativa serva alla giustizia, a me, sommessamente, sembra di no e penso di essere in buona e numerosa compagnia”. Perchè i problemi sono quelli legati ai tempi dei processi e alla tutela dei cittadini. “Questi sono i problemi in cui si imbattono le persone che hanno a che fare con la giustizia civile o penale che sia. Certo con un 0,51 di passaggi dalla requirente alla giudicante e ancor meno dalla giudicante alla requirente la separazione è fatta. Con un numero, per me troppo alto, circa il 40% su tutto il territorio nazionale, di assoluzioni e con un numero, anche qui per me alto, di un 15 % di rigetti cautelari, almeno a Napoli, senza contare le ulteriori decisioni dei Tribunali per il riesame, parlare di “appiattimento” del giudice alle tesi del PM è francamente ridicolo. Ritengo che questo debba far riflettere il legislatore e i sostenitori di questa riforma e ciascuno dovrà chiedersi se vale la pena impegnarsi nella difesa di questa riforma”. Aldo Policastro e’ del resto l’esempio diretto di quanto sia tra l’altro azzardata questa tesi dell’appiattimento: Penso che io sia qui anche per portare la mia, circa quarantennale, esperienza.personale in magistratura. Sono stato per 17 anni pubblico ministero, anche alla DDA, di Napoli, per altri otto anni, giudice sempre a Napoli, prima dibattimento, componente e presidente di collegio, poi Giudice per le indagini preliminari, altri circa sette anni sostituto procuratore generale presso la procura generale della Suprema Corte di Cassazione, poi per sette anni procuratore della Repubblica di Benevento e attualmente Procuratore.generale di Napoli. Sinceramente un percorso che auguro a tutti i colleghi, per me è stato un arricchimento continuo, il passaggio da inquirente a giudicante e viceversa, dal merito alla legittimità, dal primo al secondo grado mi ha fornito un bagaglio talmente ricco da svolgere ogni funzione, non so se bene male, ma certamente in pena autonomia, altro che appiattimento!”.
E ha tenuto a sottolinare come “nell’una e nell’altra funzione, PM o Giudice, ho avuto sempre come stella polare la garanzia dei diritti delle persone che avevo davanti, l’accertamento della verità secondo le regole è questo il dovere di ogni magistrato, qualsiasi sia il suo ruolo o la sua funzione. D’altra parte che questa sia la strada per avere un ordine giudiziario autorevole di qualità lo dimostra non la mia esperienza ma quella di altri che occupano i posti, oggi ritenuti tra i più importanti per i giudicanti e requirenti, l’attuale primo presidente e i l procuratore generale della cassazione, dottoressa Margherita Cassano e dottor Luigi Salvato, l’appena nominato procuratore general della cassazione, dottor Pietro Gaeta, il procuratore nazionale antimafia, dottor Giovanni Melillo, tutti sono stati giudici e pubblici ministeri come lo sono stati tanti altri, tra i migliori magistrati del nostro paese, tra cui ricordo, sommessamente, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino”. Il Procuratore Generale di Napoli ha tenuto a sottolineare che: “L’assetto del nostro ordine giudiziario come lo abbiamo
conosciuto è stato quello che ha consentito alla Repubblica di affrontare le tragiche stagioni del terrorismo della criminalità organizzata, grandi
scandali finanziari, le grandi corruzioni e che cerca ancora di garantire i diritti di tutti anche dei più svantaggiati, dei senza difesa; sarà ancora cosi dopo l’approvazione di questa riforma? Io penso di no e con me tanti altri, non solo magistrati, tanti e autorevoli costituzionalisti, basta ascoltarli”. Importante il passaggio su quello che diventerà il ruolo del pubblico ministero nel caso passasse la riforma: “Il Pubblico Ministero primo garante dei.diritti delle persone coinvolte, dell’investigatore che cerca le prove anche a favore dell’indagato e ricerca la verità dei fatti anche seguendo piste ritenute scomode e diverse da quelle che gli vengono sottoposte, ecco questo Pubblico Ministero è in pericolo. Il rischio è quello di una ipertrofia dell’ organo dell’accusa che diventa un tutt uno con la polizia giudiziaria ne segue le orme. Chi ha svolto con onore la funzione di pubblico ministero sa quanto è difficile e faticoso resistere alle scorciatoie a volte proposte, in assoluta buona fede si intende, per raggiungere rapidamente il risultato sperato o che l’opinione pubblica ti chiede a gran voce”. Il Procuratore Generale di Napoli “boccia” anche quella che sembra una “riffa” per sorteggiare i componenti togati al Csm, andando alla radice della ratio alla base di questa iniziativa, ovvero il fatto che dovrebbe eliminare il correntismo: Anche per eliminare I’influenza delle correnti il rimedio non serve.
L’80% dei magistrati è iscritto alle correnti e quindi vi è l’80% delle possibilità , quindi la maggioranza, che saranno magistrati iscritti alle correnti di essere sorteggiati con una ulteriore possibilità che essi siano iscritti tutti ad un’unica corrente. Penso che nessuno possa pensare alla possibilità di sciogliere le correnti per legge per evitare questo pericolo”.
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