Regione – “L’assoluta carenza di dati realmente significativi, la visione assolutamente parziale e di parte dei punti di forza e delle criticità campane, il ricorso costante a all’esaltazione, anche comunicativa, di strumenti dall’improbabile esito, fanno del Dpef regionale un testo a metà strada tra un libro dei sogni e un vero e proprio spot mass-mediatico”. Così il presidente del gruppo di Forza Italia al Consiglio regionale della Campania Cosimo Sibilia nel corso del suo intervento oggi in Aula. “Questo documento che respingiamo con forza – ha aggiunto Sibilia – è un’analisi strabica e miope del quadro economico e sociale della Campania, unita ad una proiezione onirica su un relativo quanto improbabile ‘da farsi’. E’ vero, come sostiene il governo regionale, che la Campania può contare su importanti elementi di forza, culturali, storici, paesaggistici e architettonici ed anche su produzioni tipiche di qualità e che il mercato nazionale e internazionale, anche turistico, consentirebbe interessanti sbocchi e prospettive. Si tratterebbe però di convincere gli operatori nazionali e internazionali che la Campania è una realtà salubre dal punto di vista ambientale, che i suoi prodotti non sarebbero contaminati da diossina o altro, che il turismo è sicuro e che conviene investire da noi”. “Titolare i paragrafi dei capitoli dedicati alle strategie di intervento – ha aggiunto Sibilia – con espressioni tipo ‘La Campania si fa bella’, ‘La Campania della Dignità’, o ‘La Campania amica di chi fa impresa’ (le aziende ringraziano per gli incrementi dell’Irap!) suona davvero umiliante quando le reali condizioni in cui il governo regionale ha ridotto in questi anni la Campania avrebbero dovuto suggerire all’esecutivo regionale un ben altro e ben più realistico approccio, ben altra trasparenza e, perché no, anche una buona dose di umiltà. E alle forze politiche di maggioranza, che pure quotidianamente rivendicano la necessità di una svolta, ispirare coerenza e conseguenzialità”.
D’Ercole: “Dpefr, una fotografia, senza prospettive”
“Stiamo soltanto ponendo le premesse per l’istituzione di un nuovo rituale. Come l’anno scorso, anche quest’anno la giunta ci presenta il documento di programmazione economica e finanziaria regionale che dovrebbe dettare gli indirizzi della prossima finanziaria regionale, ma non ce ne chiede l’approvazione. Quindi, possiamo discuterne, ma non apportarvi alcun correttivo. E già questo è un dato negativo”. Ha esordito, così, il capogruppo regionale di Alleanza Nazionale, nel suo intervento nel dibattito in aula sul Documento di programmazione economico finanziario regionale. “A parte questo, però – ha continuato – è il documento in sé che non convince, non può convincere. Manca di strategie ed obiettivi specifici, utili, da un lato, ad orientare la legge finanziaria e, dall’altro, a verificarne i risultati alla scadenza. A conti fatti, un documento che fotografa l’esistente, tra l’altro riferendosi a dati nazionali per avere qualche possibilità, sia pur minima, di valutazione in positivo degli avvenimenti dell’ultimo anno, ma priva di qualsiasi visione prospettica sul da farsi”. “Ci lamentiamo – ha proseguito – della mancanza degli investimenti esteri in regione, ma in questo documento non si rileva cosa si intende fare per attirarli. Non si sottolinea, ad esempio, l’esigenza di avere un’autorità unica, in grado di decidere degli investimenti, in tempi compatibili con quelli dell’economia, il che allunga i tempi di relizzabilità dell’investimento e, quindi, finisce inesorabilmente per ostacolarlo”. “Di più – ha sottolineato – siamo di fronte ad un documento che non dice quali siano le strategie che si intende perseguire per aiutare la Campania ad uscire dal tunnel in cui, in questi dieci anni, di quasi costanti arretramenti è andata ad infilarsi. Arretramenti che sono la conseguenza delle diseconomie esterni alle aziende che in Campania ancora persistono e che rappresentano, checchè se ne dica, la dimostrazione più lampante del cattivo uso che in questi dieci anni, abbiamo fatto dei fondi europei. Sia in termini di utilizzo quantitativo che qualitativo”. “E ci sono – ha aggiunto – altri due aspetti che sarebbe stato giusto affrontare in questo documento; quelli legati alla sicurezza ed alla burocrazia. Perché se in mancanza della prima è inutile sperare nell’arrivo dalle nostre parti di capitali d’investimento, fino a quando i 4/5 del bilancio serviranno soltanto a coprire la spesa corrente, si continueranno a sotrarre risorse ed enerrgie agli investimenti e, quindi, allo sviluppo”. “Inutile aggiungere – ha concluso D’Ercole – che fino a quando piani strategici e documenti economici saranno costruiti su questi criteri, sarà inutile parlare di costruzione di un futuro per la nostra regione. Purtroppo!”.