Processo Bembo, giudici in camera di consiglio Il penalista Aufiero: “verita’ calpestata da testimoni falsi”

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AVELLINO- Da pochi minuti la Corte di Assise di Avellino, presieduta dal giudice Gian Piero Scarlato si è ritirata in camera di consiglio per decidere sulle richieste di accusa e difese relativamente ai presunti responsabili del ferimento rilevatosi poi mortale di Roberto Bembo, avvenuto il primo gennaio del 2024 a Mercogliano. Prima della camera di consiglio c’e’ stata l’ultima discussione in aula, l’arringa del penalista Gaetano Aufiero, difensore degli imputati. Due ore di discussione per mettere in evidenza “l’inerzia investigativa da parte del pubblico ministero” e la condotta processuale di “testimoni maledettamente falsi”. La premessa della lunga arringa difensiva si e’ aperta con una domanda che i due difensori dei tre indagati, Niko Iannuzzi e i due fratelli Sciarillo si sono posti: come conciliare l’esigenza della difesa, che non e’ mai offesa, con la necessita’ di non offendere la memoria di Roberto Bembo e dare atto della compostezza dei suoi genitori per tutto il processo? Dicendo la verità..”. La premessa di Aufiero è stata dedicata alla fase che ha preceduto il processo in aula, parlando di “infosfera giudiziaria”. A cosa si riferisce lo ha spiegato lo stesso penalista: “Stefano (il penalista Stefano Vozzella, codifensore) ha chiuso la dua discussione dicendo di essere sereno, per nulla affatto agitato, quantomeno solo all’ inizio. Mi viene da dire: buon per lui. Invece sono molto agitato, magari cerco di non manifestarlo, in questo procedimento lo.l sono di più, per la prima volta in più di 30 anni, qualche processo l’ ho pure fatto. La prima volta che mi sono imbattuto in un processo così invasivo dal punto di vista mediatico. Un processo già affrontato in altre sedi, prima che in questa aula. In questa infosfera vi è entrato di tutto. Autorità istituzionali che invocavano il massimo della pena, i cortei, gli striscioni, quello striscione con la scritta “vergogna” davanti al Tribunale di Avellino, per la prima volta il giudice che assume un provvedimento giudiziario viene attinto da un manifesto affisso davanti al Tribunale”.
E ha aggiunto, riferendosi a cosa sia entrato in questa “infosfera”: “Ignoranza, incultura, inciviltà, invito chiunque a non aver letto un articolo di giornale su questa vicenda. Il cosidetto mainstream. Io stesso ho patito ingiurie e minacce, che non sto qui a ricordare. Ho avuto ed ho i timori e i tremori di cui parlava Kierkegaard. Così affronto la discussione di questo processo”. E qui si arriva al tema centrale della discussione: “Anche sul punto, sui social ci hanno chiesto: come fai a difendere quei tre assassini? Come conciliare la necessita’ di non offendere la memoria di Roberto Bembo e anche la compostezza dei suoi genitori in questo processo con la difesa dei tre imputati? Come conciliare queste due apparentemente inconciliabili esigenze? Semplicemente l con la verita. Raccontando la verita’, l’unico modo. La verità non è soggettiva, non e’ quella pirandelliana seguita dal pubblico ministero. In questo processo la verità vera è stata calpestata, umiliata, mortificata da testimoni maledettamente falsi. I testimoni che hanno dichiarato manifestamente il falso risponderanno delle loro calunnie, non perché io denuncero’, non l’ho mai fatto. Ci sono stati testimoni in questo processo, che la verità l’ hanno calpestata: questo e’ imperdonabile. Se solo avessero provato a raccontare la verità, probabilmente non sarebbe in carcere Daniele Sciarillo. La verità concilia le esigenze di difesa e di non offendere la memoria di Roberto”. Serrata anche la critica ad uno dei passaggi della requisitoria del pm Vincenzo Toscano: “Il pm ha detto che il punto piu’ basso del processo e’ stata la relazione del nostro consulente Mastroianni. Il punto piu basso di questa vicenda non è la consulenza di Mastroianni. Il punto più basso di questa vicenda e’ l’ inattivismo investigativo del pm. Non ce stato un testimone o un interrogatorio. Non c’e’ stata un’attività di indagine. Tutti i testimoni sono stati sentiti alle dieci del mattino del primo gennaio dalla Polizia Giudiziaria. Nessuno dei testimoni convocati dal pm neppure dopo che e’ stato acquisito il video’. E ancora:
“Chi è Andrea C…. un testimone oculare mai convocato, perché ne ha parlato Maietta il 3 gennaio. Abbiamo saputo delle dichiarazioni di Maietta come avvocati? Ad ottobre. Otto mesi dopo. Abbiamo un testimone oculare che era insieme all unico che parla di Iannuzzi aggredito da Bembo. Per cui sarebbe stati interessante poter effettuare delle indagini difensive, dopo otto mesi dalla vicenda non era piu’ possibile”. E ha continuato a mettere in evidenza le defaillances investigative: “Ma chi c’era in quel bar? E’ stato identificato il banconista, che si sia interessato a quello che stava accadendo fuori. Può darsi che avesse qualche altra indicazione utile. Perché? Soltanto inerzia investigativa? Ci si e’ voluti accontentare di quella verità falsata a prescindere dai video? Oppure si e’ preferito il buio alle false dichiarazioni dei testimoni? Perché sarebbero dovuti essere iscritti nel registro degli indagati per aver partecipato ad una rissa? Oppure le lesioni per cui già dava atto il Gip? Per quello che il video restitui’ al pubblico ministero, dovevano essere indagati?”.