AVELLINO – Scegliere tra pagare le bollette o fare la spesa, tra sostenere i costi quitidiani o fare una visita specialistica e tanti altri esempi. E’ questa la condizione che vivono molte famiglie, anche nella nostra provincia. A tutto questo si aggiungano gli effetti della “fragilita’” e di una condizione che spesso porta anche s scelte gravi. E’ una delle immagini che consegna il Dossier sulle poverta’ della Caritas per la Campania. Per la provincia di Avellino il focus ha riguardato in particolare l’Arcidiocesi di Sant’Angelo dei Lombardi- Nusco- Bisaccia e’ una delle venti diocesi della Campania che si sono impegnate nel mettere a disposizione i dati raccolti nei loro Centri di Ascolto, come ha scritto nella presentazione del rapporto monsignore Antonio De Luca, Vescovo delegato Caritas CEC: ” affinché questo report divenga anche un’occasione di animazione che, attraverso la pedagogia dei fatti, possa educare alla carità. L’impegno costante delle Caritas della Campania in favore di coloro che vivono situazioni di difficoltà e di bisogno,il cui grido di preghiera riecheggia ogni giorno nei nostri Centri di Ascolto, è la traduzione in azioni concrete del progetto di Dio. Tutto ciò viene testimoniato anche attraverso i numeri che appunto, non sono numeri, ma la concretizzazione delle preghiere dei poveri. E questi numeri ci raccontano che nel corso dell’ultimo anno sono aumentati tantissimo coloro che si sono rivolti alla Caritas per chiedere aiuto. Perché gli strumenti di aiuto nei loro confronti sono diminuiti e perché sono anche divenuti sempre più complessi i percorsi per potervi accedere”.
IL TERRITORIO
L’ Arcidiocesi di Sant’Angelo dei Lombardi– Conza – Nusco – Bisaccia (pro-
vincia di Avellino) è formata da 36 parrocchie e si sviluppa su un territorio molto esteso che va dall’alta Irpinia, ai paesi della zona del Sele fino a raggiungere la zona al confine tra Puglia e Basilicata. La maggior parte di questi Comuni sono piccoli paesi, a volte molto distanti tra loro, e in qualche caso anche mal collegati a causa di vecchie strade e con un numero esiguo di abitanti. Basti pensare che il comune più grande della Diocesi, Montella, conta 7.281 abitanti
LE POVERTA’ IN AUMENTO ESPONENZIALE
La fotografia di chi si rivolge alla Caritas nel territorio della Diocesi consegna un quadro variegato: “Non mancano ovviamente le difficoltà, in quanto le situazioni di povertà negli ultimi anni hanno visto un aumento esponenziale. Dai dati raccolti presso i centri di ascolto parrocchiali, dalle analisi del territorio periodicamente effettuate è emersa una sempre maggior richiesta di aiuto e sostegno, soprattutto da persone che negli anni precedenti riuscivano a condurre una vita dignitosa. La pandemia ha avuto un grosso impatto negativo in tal senso. in quanto molti commercianti, imprenditori o liberi professionisti hanno avuto un calo sensibile dei loro introiti e in alcuni casi sono stati costretti alla chiusura delle proprie attività, Il caro vita poi ha dato il colpo di grazia a coloro che erano già in situazioni economiche difficili, parliamo di persone di fascia di età compresa tra i 35 e i 55 anni, in molti casi con moglie e figli a carico, monoreddito, impossibilitati a cercare lavoro altrove, considerati troppo ‘vecchi* per ricominciare una nuova vita lavorativa e troppo giovani, ovviamente, per andare in pensione. Chi ha avuto la possibilità, ha fatto ricorso ai
risparmi per tamponare le situazioni di emergenza. Ma quando i problemi si
sono protratti nel tempo questo non è stato più sufficiente. Pensiamo ad una
famiglia di 4 persone, marito operaio, moglie casalinga e due figli minori,
con casa in affitto, situazione piuttosto comune. Oppure ad un quarantenne single, che ha perso il lavoro, vive insieme alla madre pensionata. Donna
separata, disoccupata, con 2 figli, problemi con il mantenimento perché l’ex marito risulta nullatenente. Pensionato o pensionata con problemi di salute.
vedovi. Trentenni che non riescono a trovare un lavoro, con famiglia problematica alle spalle, quindi non in grado di sostenerli. Laureati con famiglia a Laureati con famiglia a carico costretti a vivere con lavoretti saltuari e senza un’entrata fissa, poiché “troppo qualificati” per inserirsi nel contesto lavorativo locale e che fanno
fatica ad avviarsi alla libera professione. Questi sono tutti casi nei quali ci sia-
mo realmente imbattuti durante l’ascolto. Molte persone sono state costrette
a scegliere tra pagare le bollette o fare la spesa, altre hanno dovuto rinunciare
a visite o cure specialistiche a pagamento (ad esempio dentista o esami dia
gnostici specifici perché nella sanità pubblica i tempi di attesa erano biblici).
Nel corso del tempo i bisogni espressi hanno fatto sempre riferimento alla
mancanza di lavoro, allo spopolamento, alle esigue risorse economiche disponibili e alla sempre crescente richiesta di assistenza sanitaria specializzata
Inoltre a ciò si accompagna un costante senso di solitudine, di vuoto interiore,
una sensazione di fallimento, emozioni che molto spesso sono emerse durante
i colloqui di ascolto e che sono state oggetto di attenzione specifica durante le
riunioni di equipe Caritas. Quanto sopra ha purtroppo evidenziato una fragilità
emotiva diffusa a tal punto che si sono verificati alcuni episodi di suicidio che
hanno lanciato un segnale di allarme da non sottovalutare”.
LE CONCLUSIONI: NON SOLO SOSTEGNO MATERIALE MA ANCHE MORALE
Le conclusioni nella relazione della Caritas vanno oltre al solito dato della necessita’ di sostegno economico o di cibo. Un sostegno morale anche. Soprattutto per far vincere quel sentimento di “vergogna” che vive chi deve vedersi costretto a rivolgersi alla Caritas per sostenere la propria famiglia: “Molto spesso le richieste di aiuto non erano soltanto di tipo “materiale” ma anche di un sostegno morale Tante volte abbiamo letto negli occhi delle persone più fragilila “vergogna” di doversi rivolgere alla Caritas perché materialmente impossibilitate a provvedere alle necessità proprie delle loro famiglie. Ed è proprio in questi casi che la funzione della Caritas raggiunge il suo massimo scopo, ovvero quello
accogliere, di ascoltare, di farsi trovare pronti a rispondere in maniera adeguata. Questo aspetto è stato oggetto di attenzione in ogni riunione di equipe, in ogni incontro con gli operatori e i volontari”.. E ancora: “Le persone non hanno bisogno solo del cibo, del sostegno economico, dei rimborsi, ma hanno bisogno soprattutto di sentirsi vive, capaci, di superare quel senso di fallimento che in un periodo particolare della propria vita li ha resi particolarmente fragili. Su questo aspetto primario abbiamo lavorato e continueremo a lavorare, cercando di formarci ogni volta nel migliore dei modi, di cercare nuove strategie per donare un sorriso a chi soffre.Si sono rivelate preziose le parole del nostro Arcivescovo, Monsignor Cascio, che in ogni occasione ripete a noi operatori Caritas: “Nessuno che si rivolge a noi vada via a mani vuote”.