Ordine Medici Avellino: città ancorata a schemi del passato

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Avellino Corso Vittorio Emanuele
Avellino Corso Vittorio Emanuele

Il presidente dell’Ordine dei Medici della provincia di Avellino Antonio D’Avanzo traccia una dura analisi sulla città e sulla provincia di Avellino

«Trasporti pubblici carenti e pochi spazi verdi attrezzati. Avellino è ancora ancorata a schemi di vivibilità del passato».

Ne è convinto il presidente dell’Ordine dei Medici della provincia di Avellino Antonio D’Avanzo che in un’intervista a tutto campo sulla città e la provincia sottolinea i nodi cruciale da sciogliere per migliorare la qualità della vita e rilanciare la Sanità sui territori.

Presidente D’Avanzo, l’Ordine dei Medici è da sempre in prima linea per migliorare la qualità dell’Ambiente e di vita. Alla luce delle tante rilevazioni effettuate negli ultimi mesi qual è lo stato di salute di Avellino e provincia?

«Da cittadino, più che da medico, vedo Avellino come una città ancora ancorata a schemi del passato. Noi consigliamo spesso l’esercizio fisico all’aperto, di muoversi a piedi o in bicicletta, ma la città non è ancora attrezzata per sopperire alle esigenze dei suoi cittadini. I trasporti sono carenti. In sostanza senza auto non ci si sposta in città. E senza parcheggi, di converso, il centro di Avellino diventa si trasforma nel regno del caos. Non a caso in alcune zone della città l’inquinamento la fa da padrone».

Già l’inquinamento atmosferico. I dati Arpac negli ultimi anni hanno restituito l’immagine di una città stretta nella morsa delle polveri sottili.

«Il problema esiste e i dati sono a dir poco allarmanti. Ovviamente ci sono zone decisamente compromesse dal traffico e dallo smog e zone meno esposte alle polveri sottili. Penso a piazza Kennedy, a via Circumvallazione, a via Colombo. L’inquinamento atmosferico, checché se ne dica, dipende soprattutto dal traffico veicolare generato da auto e bus obsoleti. Non basta rottamare o interdire la circolazione a queste tipologie di veicoli. Sarebbe opportuno ripensare completamente alla mobilità cittadina. Innanzitutto aprendo finalmente l’Autostazione di via Moccia».

Crede sia possibile esportare in città un modello di mobilità alternativa ed ecosostenibile?

«Sono anni che sentiamo parlare di metropolitana leggera e piste ciclabili in città. Sarebbe opportuno andare in questa direzione sfruttando le energie rinnovabili, l’alimentazione elettrica per i veicoli, implementare il trasporto pubblico. Nel contesto regionale Avellino è ancora vista come una città dove si vive bene rispetto a realtà critiche come Napoli e Salerno. In parte è così, ma il livello di organizzazione della mobilità è migliorabile. Non mi lamento del livello complessivo della città. Abbiamo parchi verdi e si circola male solo in alcune fasce orarie. Proprio per questo basterebbe poco per alzare il livello qualitativo del nostro vivere. Bisogna avere il coraggio di fare certe scelte, però, altrimenti tutto resta nel libro delle buone intenzioni».

Il trasporto pubblico, ma anche e soprattutto le infrastrutture carenti, ad esempio, rendono i collegamenti con la Città ospedaliere molto complicati. Cosa si dovrebbe fare?

«Arrivare al “Moscati” è praticamente un’avventura. I collegamenti con i mezzi pubblici sono ridotti ai minimi termini. Per non parlare delle aree adibite alla breve e lunga sosta. È una situazione insostenibile che va sistemata quanto prima. Bisogna sbloccare la querelle legata al parcheggio multipiano della Città ospedaliera e risolvere quanto prima il nodo relativo all’accesso al Pronto Soccorso. Si tratta di disagi che non si verificavano quando il “Moscati” era in viale Italia e che sono stati generati da un decentramento a cui non è corrisposto un piano di mobilità generale adeguato».

Veniamo alla Sanità. Dopo anni di austerity, credicide che con l’arrivo di De Luca si possa aprire una stagione di investimenti?

«Guardi, l’assistenza sanitaria in provincia di Avellino risente di tutti i problemi che resistono in Regione Campania. Usciamo, anche se non formalmente, da un piano di rientro per sanare il deficit finanziario in campo sanitario. Ora i conti stanno apposto, ma il livello di assistenza ne ha risentito e tutt’ora ne risente. Siamo quasi al di sotto del livello minimo di assistenza. Se analizziamo gli indicatori si capisce che questo standard va migliorato. Il blocco del turnover e l’aumento della compartecipazione alla spesa (incremento dei ticket ndr), sono state le uniche vie perseguite da Caldoro per far quadrare i bilanci. Adesso, però, il blocco del turnover a portato molti colleghi quasi a turni di lavoro forzato, a discapito della qualità del servizio, nonostante sacrifici e rinunce di tutti per mantenere un livello di assistenza accettabile. Adesso bisogna invertire la rotta».

Crede che un medico alla guida dell’assessorato alla Sanità possa avere la sensibilità giusta per cambiare passo?

«Credo di si. Mi auguro che il dottor Iannace possa ricoprire questo ruolo. Tuttavia, per non aver mantenuto i livelli assistenziali standard, credo che almeno per il primo anno di giunta De Luca, la Sanità campana venga ancora una volta affidata ad un commissario di nomina governativa. Sarà lui che dovrà occuparsi, in primis, del riordino delle strutture ospedaliere sul territorio e, subito dopo, trovare nuove risorse per avviare una stagione di investimenti. La stagione che si inaugura in Sanità sarà molto impegnativa».

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