BAIANO- “Ricostruita cosi la vicenda, è agevole osservare come nel caso di specie i due imputati abbiano agito mossi da un evidente animus necandi (animo di uccidere ndr), come emerso chiaramente dalla loro condotta antecedente e successiva all’evento”. E’ uno dei passaggi chiave delle ventisei pagine della sentenza del processo con rito abbreviato depositata dal Gup del Tribunale di Avellino Fabrizio Ciccone, che il 10 dicembre scorso ha condannato Salvatore e Sabato Francesco Crisci, padre e figlio, a sedici anni di reclusione per l’ omicidio volontario di Felice Lippiello, avvenuto il 9 febbraio 2024 a Baiano. Il Gup non ha condiviso le conclusioni del Tribunale del Riesame di Napoli che aveva accolto la tesi dei difensori dei due imputati, gli avvocati Antonio Falconieri e Francesco Pecchia (nel corso dell’istruttoria Salvatore Crisci è stato difeso dall’avvocato Aiello del foro di Salerno) , in omicidio preterintenzionale (la stessa Procura aveva chiesto la riqualificazione in sede di requisitoria del pm in aula). Le parti civili, gli avvocati Nicola D’Archi e Stella Saveriano avevano invocato la condanna per omicidio volontario. Sulla base delle indagini e della ricostruzione eseguita dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Avellino, il Gup ha concordato sulla prima ipotesi contestata ai due Crisci. “Ed invero- si legge nella sentenza- le modalità dell’agguato perpetrato dai Crisci, organizzato nei minimi dettagli con tanto di complice per la successiva fuga in auto, non lascia dubbi circa la consapevole accettazione da parte degli stessi dell’eventualità che dal proprio comportamento potesse derivare la morte del Lippiello. E, infatti, se i due Crisci si fossero recati all’appuntamento con la vittima, semplicemente per ferirlo, escludendo categoricamente la possibilità di cagioname la morte, non si vede perchè, per la realizzazione di tale proposito, si siano fatti accompagnare sul posto con un terzo complice, con mansioni di autista, al chiaro scopo di guadagnare più rapidamente la fuga dopo avere aggredito mortalmente il Lippiello, come si evince dal particolare-non di poco conto- dell`avere i due imputati lasciato le portiere della loro autovettura in modo da potere salire immediatamente in auto ed allontanarsi rapidamente dal luogo del delitto, senza nemmeno impiegare quei pochi secondi – in realtà preziosissimi in un contesto omicidiario – occorrenti pcr aprire lo sportello dell’auto”. Nelle pagine delle motivazioni viene ricostruito proprio quanto avvenuto nella sera del delitto e anche il movente della “spedizione punitiva”: “Appare evidente- scrive nella sentenza il Gup- come la sera del 9 febbraio 2024 Crisci Sabato Francesco e Crisci Salvatore abbiano raggiunto il Lippiello Felice presso la sua abitazione con l’intento di regolare i conti in riferimento alla gestione delle piazze di spaccio. Difatti, gli imputati, e in particolare Crisci Salvatore, contattavano telefonicamente la vittima al fine di raggiungerla nei pressi della sua abitazione con il fine di tenderle un’imboscata. A riprova di ciò, dalle immagini estrapolate dalle telecamere di sorveglianza emerge chiaramente come i due Crisci giungevano nel cortile dell’ abitazione del Lippiello bordo di una Fiat Panda guidata da un terzo soggetto rimasto ignoto, proprio per poter effettuare una vera e propria “spedizione punitiva’
poi darsi rapidamente alla fuga. Sempre con il supporto delle immagini è possibile notare come il primo a scendere dall’auto sia stato Crisci Salvatore, il quale contattata nuovamente la vittima sul cellulare, come confermato dall’analisi dei tabulati telefonici delle immagini che lo riprendono nascondersi nel cortile con il cellulare illuminato in mano proprio per tendere un’imboscata alla persona offesa. All’arrivo del Lippiello, Crisci Salvatore iniziava una discussione con l’uomo, colpendolo con un bastone, prima dell’arrivo di un altro soggetto dai capelli corti c rasati ai lati e la barba rasata ai lati e pronunciata all’altezza del mento che indossava un giaccone scuro con cappuccio, identificato poi in Crisci Sabato Francesco. Quest’ultimo allungava repentinamente il braccio destro verso la gamba sinistra del Lippiello, colpendolo provocandogli la ferita mortale”. La sentenza sarà sicuramente impugnata dai difensori dei due imputati. Aerre
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