Omaggio al giudice Livatino dall’Ic Aurigemma e dall’Ic Calvario Covotta

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E’ il percorso di un magistrato che ha vissuto la sua professione come vocazione “che continua ad essere scomodo, da morto ancora più che da vivo, che non smette di far sentire la propria voce”, ad emergere con forza dal confronto, al Polo Giovani, dedicato al giudice Rosario Livatino, ucciso il 21 settembre 1990 dalla Stidda, un’organizzazione mafiosa siciliana, per il suo impegno nella lotta contro la criminalità organizzata. Un racconto che è anche la storia di un martirio, riconosciuto dalla Chiesa, con la beatificazione del 9 maggio 2021. Un omaggio promosso dall’IC Aurigemma di Monteforte e dall’IC Calvario-Covotta di Ariano, uniti da un gemellaggio, fortemente voluto dalla dirigente Filomena Colella. Protagonista l’attore Angelo Maria Sferrazza con la proiezione del cortometraggio da lui girato “Ho incontrato Rosario Livatino – Il mio viaggio cercando il Giudice Ragazzino”, spazio poi a un monologo teatrale, concluso con lo svelamento del quadro raffigurante una reliquia, il pezzetto di una locandina conservata dal Beato. E’
Sferrazza a porre l’accento sulla capacità di Livatino di arrivare ai giovani grazie ai valori di dedizione, carità e giustizia da lui incarnati, un piccolo grande eroe che si fa esempio per le nuove generazioni “La sua voce non ha mai smesso di risuonare. Sono stato fortemente colpito dalla storia di questo giudice, guidato dalla fede e da un forte senso di giustizia. Mi sono messo sulle sue tracce, ho visitato i luoghi in cui è vissuto, studiato i processi da lui seguiti, analizzato le registrazioni audio delle udienze, le sentenze delle Corti, ritrovato la macchina su cui fu ferito, la teca dei suoi film. Sono orgoglioso di aver fatto conoscere al grande pubblico un personaggio straordinario, mio concittadino, perchè sono anche io originario di Canicattì. Era sempre capace di vedere la persona al di là del criminale, anche la morte di un mafioso era il segno della sconfitta dello Stato.. Il miracolo più bello – prosegue Sferrazza – è stato quello di aver riscattato questa terra, conosciuta in passato solo per il dilagare della criminalità. Livatino mi ha offerto l’occasione di raccontare
una Sicilia onesta, che non si arrende all’illegalità”. Sottolinea, incalzato dalle domande degli studenti, come la forza di Livatino “è nel suo essere un giovane che parla ai giovani. Ci siamo incontrati per caso e non ci siamo più lasciati. Fin da piccolo, ho sentito parlare della sua straordinaria figura. Poi, ho interpretato il ruolo del giudice in un film, ho girato il corto a lui dedicato e l’ho raccontato in un libro fino allo spettacolo teatrale. Ho sentito che la mia missione era quella di farlo conoscere alla gente”. E’ quindi Giovanni Bernabei a porre l’accento sul lavoro silenzioso comoiuto dal giudice nella lotta alla criminalità, colpendo il flusso del denaro. “Rappresenta, ancora oggi, un esempio per chi opera nel campo del diritto”. A introdurre l’incontro la dirigente scolastica Filomena Colella che ricorda come da Livatino arrivi la testimonianza che la giustizia può esser vissuta come atto di fede e di amore per l’uomo, “La legalità è al centro della missione educativa dei due istituti che dirigo. Vogliamo trasmettere alle giovani generazione l’idea di una cittadinanza responsabile, educare i nostri studenti alle scelte consapevoli. Vogliamo formare cittadini liberi, solidali, capaci di costruire un futuro basato su rispetto e giustizia. Livatino ci ha mostrato come la legalità debba diventare un modo di vivere concreto, debba essere praticata ogni giorno nelle scelte che si fanno nel rispetto di sè e degli altri”. Di qui l’invito ai ragazzi ad essere sentinelle di legalità, ad essere credibili giorno, proprio come scriveva Livatino.
E’ il prefetto Rossana Rifllesso a porre l’accento sulla necessità di costruire anticorpi sociali per prevenire ogni forma di illegalità, anticorpi che derivano dall’esempio che arriva dalle famiglie ma anche dalla scuola, attraverso la testimonianza di vite esemplari. E ricorda come non “paghi mai essere dall’altra parte. E’ il messaggio che deve arrivare ai voi giovani”. Il Provveditore Fiorella Pagliuca ribadisce come siamo chiamati ogni giorno a scegliere gli ideali secondo cui vivere “coltivando il coraggio, cercando sempre di mantenere
in vita la piantina rappresentata dalla nostra coscienza, senza mai tradire noi stessi e i nostri principi”. Il Procuratore della Repubblica Domenico Airoma ricorda l’ammirazione che ha sempre nutrito per il giudice Livatino “Il messaggio che arriva dalla sua lezione è nella credibilità che si conquista, quando la coerenza con le proprie idee viene percepita anche all’esterno. A guidarlo la passione per la legalità, la consapevolezza che il rispetto delle regole è necessario per garantire il bene comune”. Ricorda l’auspicio, più volte espresso,
che Livatino possa diventare presto patrono dei magistrati e invita i ragazzi a tenere un diario come faceva il giudice “Vi aiuterà a chiedervi sempre il perchè delle cose che accadono”. Il Questore Pasquale Picone spiega ai ragazzi come “Non è facile neppure nei nostri territori contrastare la criminalità. Ecco abbiamo bisogno di voi, che abbiate il coraggio ogni giorno di essere testimoni di legalità”. Il Comandante della Finanza Leonardo Erre sottolinea la necessità di fare ciascuno la propria parte per costruire una società più
giusta. E’ quindi il comandante dei Carabinieri di Avellino Angelo Zito a porre l’accento sulla necessità di sfatare il mito del boss di quartiere, “Non fatevi prendere in giro dalle fiction, chi sceglie questa vita è destinato a nascondersi tutta la vita o a finire ammazzato. Non sprecate la vostra vita, scegliendo la strada dell’illegalità”. A partecipare all’incontro anche il commissario prefettizio di Monteforte Salvatore Guerra e i rappresentanti del dipartimento di Unisa Ambrosino e Gallucci che ricordano il protocollo d’intesa stipulato con i due istituti.