Modestino patrono di Avellino, il Santo oscurato dai Baci Perugina

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Renato Spiniello – San Valentino e San Modestino: come ogni anno gli avellinesi si dividono nel festeggiare il santo degli innamorati o il patrono della propria città.

Quest’anno la ricorrenza cade di venerdì con tanto di esultanze per uffici e scuole chiuse nel capoluogo irpino per il ponte degli Innamorati, occasione giusta per per qualche gita fuori porta, tra fiori e cioccolatini, da sempre preferiti alle solenni festività religiose e militari della città, relative al protettore e ai compagni Fiorentino e Flaviano.

Sì perché il culto di Modestino è da sempre legato agli altri due santi, e ha origine negli atti compilati dal vescovo di Avellino Ruggiero, nei primi decenni del XIII secolo, nei quali si ritrovano molti elementi legati alla leggenda. Fu il vescovo Guglielmo a rinvenire e a traslare da Mercogliano le reliquie di San Modestino, San Fiorentino e San Flaviano, nell’anno 1166.

Modestino era da poco succeduto a Doroteo, vescovo di Antiochia, quando l’editto di persecuzione di Diocleziano lo costrinse a ritirarsi in un eremo, dove rimase sette anni. Una volta tornato in sede venne arrestato, torturato e incarcerato. Prigionia che Modestino eluse miracolosamente insieme al sacerdote Fiorentino e al diacono Flaviano. Da qui l’approdo in Calabria, dove venne nuovamente arrestato in quanto cristiano: altra prigionia e altra miracolosa liberazione, poi l’arrivo ad Avellino, nel luogo detto Pretorio – divenuto in seguito Valle di Avellino – sotto la guida dell’Arcangelo Michele. In Irpinia i tre trovarono la morte, appunto il 14 febbraio.

I tre corpi  rimasero in quella zona per secoli, poi il trasferimento. Il vescovo Guglielmo, ispirato da Dio stesso, volle procedere alla loro traslazione nella cattedrale di Avellino, ricorrendo ad astuti stratagemmi per eludere la prevedibile opposizione da parte degli abitanti del castello di Mercogliano e del casale di Urbiniano.

La tradizione, a questo punto, intraprende una duplice strada: la prima, quella di marca avellinese, vuole che fu proprio Guglielmo a trasportare i sacri corpi nella cattedrale di Avellino, la seconda, quella mercoglianese, sostiene invece che i corpi trovati, rimasero in paese.

Intanto sia il capoluogo che il comune hanno scelto come loro protettori i santi martiri e ne hanno celebrato finora la festa della traslazione. In città proprio in occasione della ricorrenza della morte del santo e dei suoi compagni, si svolgerà la tradizionale fiera di San Modestino, con tanto di manifestazioni di riconoscenza.

La comunità avellinese si è sempre distinta in cerimonie civili e religiose di grande suggestività, tramandate nei secoli dalla civiltà dei ricordi e della tradizione. Malgrado la devozione locale, tuttavia il santo patrono deve condividere la festa con quello più famoso e commerciale che gli ruba la scena, il protettore degli innamorati. Un martire sfortunato, insomma, che a pochi verrà in mente tra tante rose rosse, cene a lume di candela, regali sfarzosi, frasi sdolcinate – soprattutto quelle dei cartigli dei Baci Perugina – tramonti e tutto ciò che concerne quel piccolo inferno che molti chiamano giorno di San Valentino.

1 COMMENT

  1. Una persona affezionata al proprio territorio e alle proprie usanze sa indubbiamente cosa scegliere, e cioè solennizzare il culto patronale locale. Tutte le altre, invece, si prostreranno innanzi a quel falso mito di progresso che è la c.d. Festa degli Innamorati, come se l’amore fosse un brand a cui dedicare un giorno l’anno e non un sentimento da coltivare con costanza.

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