Roma – Da qualche giorno, nell’esecutivo del Governo Renzi, si è liberata la poltrona di Maria Carmela Lanzetta, sindaco anti-ndrangheta, ministro degli Affari regionali. Lanzetta ha lasciato il suo incarico per accettare un assessorato alla regione Calabria, operazione che si è poi scontrata con la presenza nella giunta di un altro assessore non “gradito”.
Lanzetta ha rinunciato a trasferirsi nella sua regione ma è ormai fuori dal governo. Il premier la vuole sostituire al più presto. Per il momento ha preso l’interim del dicastero. Però prepara il cambio.
Ha spiegato ai suoi collaboratori che il nuovo ministro dovrà essere una donna, come chi lascia: “Abbiamo già fatto un’eccezione con Gentiloni che ha preso il posto della Mogherini alla Farnesina. Voglio mantenere l’equilibrio di genere quindi stavolta non dovrà essere un uomo”. In pole position per gli Affari regionali c’è Anna Finocchiaro. Il nome della senatrice è stato speso nella battaglia per il Quirinale ma non è arrivato fino in fondo. Adesso può rientrare in pista per una poltrona di ministro.
Finocchiaro ha stabilito un ottimo rapporto con la titolare delle Riforme Maria Elena Boschi e ha aiutato il percorso delle riforme come presidente della commissione Affari costituzionali a Palazzo Madama. È già stata ministro nei governi dell’Ulivo e presidente del gruppo parlamentare. Un curriculum impeccabile. Anzi: per lei il dicastero degli Affari regionali sembra fin troppo poco, svuotato com’è oggi della principale competenza ovvero i fondi europei destinati agli enti locali. Quel dossier infatti è nelle mani del sottosegretario a Palazzo Chigi Graziano Delrio e difficilmente tornerà a casa. Per la Finocchiaro si pensa ad allargare il raggio d’azione del dicastero, la delega complessiva, ma non si è ancora capito in quale modo e se sia possibile farlo.
Per questo ci sono altre donne in corsa. Una è Anna Serafini, più volte parlamentare dal Pci al Pd, moglie di Piero Fassino, sindaco di Torino e presidente dell’Anci. Ma Renzi medita anche una sorpresa che dia il segno di un cambio generazionale. Pensa di usare il metodo che ha già applicato al momento di formare il governo, quasi un anno fa: prendere le risorse migliori dalla segreteria del Pd, far crescere la classe dirigente interna. La sua scelta, fra i membri dell’organismo Pd, è caduta su Valentina Paris. Deputata (passando per le primarie), laureata in relazione internazionali, avellinese, Paris ha 33 anni. Oggi è responsabile Enti locali del Pd, fa parte dell’area dei Giovani turchi. È la sorpresa fra i candidati al ministero.