Lioni – “E’ campagna elettorale….. E’ campagna elettorale: tortuosa, difficile, piena di contraddizioni. Non vi è più delimitazione ideologica, non c’è diversificazione tra destra e centro-sinistra. I partiti si coalizzano, si fondano, nascono nuovi simboli, ci si sposta al centro, poi di nuovo a destra e a sinistra tradendo la propria storia”. Lo dichiara per mezzo di una nota il segretario di Rifondazione Comunista – Circolo “Yasser Arafat” di Lioni, Maria Antonietta Ruggiero. “In questa tornata – sottolinea – i programmi si sono quasi dileguati, prima i numeri, prima il conto dei voti e un posto in parlamento e poi l’interesse del paese. La destra di Fini ha rinunciato al proprio simbolo per aderire al Popolo delle Libertà e nell’attesa di un sistema elettorale francese è alla corte del ‘Cavaliere’. Il Pd aspirava a creare una forza politica omogenea demonizzando l’eterogeneità dell’Unione per costituire alla fine un’alleanza con i Radicali e con Di Pietro mettendo in crisi il mondo cattolico. Il centrosinistra con il suo ‘Veltrusconismo’ e la sua missione di rinnovamento sociale aspira a creare una lista di candidati sostenendo nomi di imprenditori che hanno minacciato l’articolo 18 dello Statuto dei diritti dei lavoratori, ma nello stesso tempo per scongiurare la perdita dei voti della classe operaia presenta tra le candidature l’operaio della Thyssen Group salvato dal rogo e la lavoratrice precaria per un puro interesse mediatico”. Stilettate per tutti dunque da parte di Ruggiero, che si sofferma inoltre sul nuovo soggetto politico a sinistra. “Finalmente l’arcobaleno: simbolo di pace e libertà – dichiara – Rifondazione Comunista per mantenere integra la ‘Vera’ sinistra ha sviluppato un articolato programma elettorale che tocca temi importanti come i salari, le pensioni, il diritto alla dignità sociale. Partendo proprio dalla crude realtà dei nostri territori il nostro partito affronterà la piaga della precarietà del lavoro per dare un minimo di speranza alle giovani generazioni. Le forze politiche dell’Arcobaleno – aggiunge concludendo – hanno un unico comune denominatore. Quello di voler dare voce alle classi deboli della società per denunciare lo stato di oppressione causato da una vita lavorativa interinale che preclude la possibilità agli individui di sentirsi veramente liberi”.
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