L’internamento degli ebrei in Irpinia: i lager fascisti in provincia di Avellino

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Domani, 27 gennaio, Giornata della Memoria, anche l’Irpinia commemora le vittime dell’Olocausto, lo sterminio di oltre sei milioni di ebrei e di altri quindici milioni di individui considerati “indesiderabili”: prostitute, zingari, omosessuali, persone con disabilità fisiche e oppositori politici.

Tra le iniziative più significative, ci sarà la solenne cerimonia in memoria di Giovanni Palatucci che si terrà in Questura, oltre alla consegna delle 19 Medaglie d’Onore in Prefettura. Cerimonie sono previste in tutte le scuole e nei comuni dell’Irpinia. Tra le diverse attività, si segnala anche quella dell’Archivio di Stato, che ha allestito una mostra documentaria dal titolo “In considerazione della razza”, focalizzandosi sull’internamento degli ebrei in Irpinia. La mostra esporrà 176 fascicoli personali che raccontano le storie degli internati di diverse nazionalità, tra cui molti ebrei. Questi documenti, ritrovati in deposito e donati da uno storico locale, permettono di ricostruire in dettaglio gli aspetti dell’internamento e il funzionamento dei campi presenti in provincia di Avellino, attraverso verbali di perquisizione, certificati medici, richieste di aiuti economici, telegrammi e informazioni riservate.

In provincia di Avellino erano presenti diverse forme di internamento. I campi che ospitavano internati “liberi” furono istituiti nei comuni di Aiello del Sabato, Andretta, Avella, Bagnoli Irpino, Bisaccia, Bonito, Calabritto, Calitri, Castelbaronia, Chiusano San Domenico, Forino, Frigento, Flumeri, Gesualdo, Marzano di Nola, Mercogliano, Greci, Grottaminarda, Lacedonia, Lauro, Mirabella Eclano, Montefusco, Montella, Montecalvo, Montemarano, Montemiletto, Nusco, Ospedaletto d’Alpinolo, Paternopoli, Quindici, Sant’Angelo dei Lombardi, San Martino Valle Caudina, Sirignano, Teora e Torella dei Lombardi. Tre invece furono i campi di concentramento fascisti, aperti a Solofra, Monteforte Irpino e Ariano Irpino.

SOLOFRA

Il campo di concentramento di Solofra, prevalentemente femminile, ospitava circa 26 donne, principalmente francesi e polacche, considerate prostitute o colpevoli di aver sposato antifascisti. Erano detenute in una residenza signorile appartenente a una ricca famiglia di conciatori, al numero 2 di via della Misericordia. Tra le internate, la più anziana era Manlaj Giovanna, una francese di 40 anni, mentre le più giovani erano Borstnar Marta e Yenco Maria, ex jugoslave, rispettivamente di 20 e 21 anni. Il campo rimase attivo fino all’autunno del 1943, quando fu abbandonato a causa di un grave bombardamento nel settembre di quell’anno e, successivamente, per l’arrivo delle forze alleate.

MONTEFORTE IRPINO

Il campo di concentramento di Monteforte Irpino fu allestito nell’ex orfanotrofio Loffredo (oggi sede del Municipio) e ospitò circa un centinaio di detenuti, ritenuti politicamente pericolosi. Da qui il nome di “Bastiglia del Sud”. I documenti dell’epoca descrivono la durezza della vita quotidiana dei reclusi: privati della libertà, vivevano con un minimo sostentamento, equivalente a un solo pasto al giorno. Gli internati spesso scrivevano alla Questura di Avellino chiedendo cibo, vestiti e permessi per poter incontrare le loro famiglie.

ARIANO IRPINO

Documentato in pochissime fotografie, il campo di Ariano Irpino era quello che più assomigliava ai lager tedeschi, con tanto di filo spinato intorno alle baracche a un solo piano. In totale, erano dieci le strutture, più il villino di proprietà della famiglia Mazza in Contrada Martiri, che veniva utilizzato come ufficio e deposito per il materiale del campo. Quelle casette erano state costruite subito dopo il disastroso sisma che colpì l’Irpinia la notte tra il 22 e il 23 luglio 1930, provocando vittime e macerie (ad Ariano morirono 82 persone). I circa 130 internati provenivano principalmente dall’Europa orientale. Con l’arrivo delle forze alleate, il campo fu abbandonato e bruciato dai tedeschi in ritirata l’8 settembre 1943.