L’inchiesta – Scuola e precariato: l’Irpinia invecchia

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Avellino – Scuola e precariato: un binomio inscindibile che ogni Governo si trascina dietro ormai da tempo come una vera e propria palla al piede. Supplenze a vita, concorsi fermi e la sempre più flebile serenità psico-sociale nelle scuole di ogni ordine e grado starebbero facendo del ‘sistema della conoscenza’ piuttosto l’isola dello ‘sconcerto’. Sono questi i risvolti di un fenomeno che vede protagonista in chiaroscuro l’esercito dei precari, oggi circa 200.000 in Italia, e che vede anche in Irpinia aperta la riflessione sulle problematiche della scuola e su come procedere in direzione di garanzie di lavoro più sicure. Secondo gli ultimi dati nazionali e regionali, le immissioni in ruolo programmate dallo scorso Governo, interesserebbero quest’anno il 23 per cento dei posti vacanti, a fronte del restante 77 che si starebbe coprendo con le supplenze annuali. In Campania si comincia da Napoli il 25 agosto per le scuole medie e superiori, mentre Avellino si prepara ad attingere dalle graduatorie permanenti (di competenza provinciale) da lunedì 28 agosto. L’altro contenitore chiamato a coprire le vacanze è quello dei Concorsi (base regionale), fermi dal 2000. A prescindere dall’impostazione del piano assunzioni, l’Irpinia, a fronte delle altre realtà regionali, pur allarmanti, si porta dietro l’eredità genetica di un altro grande problema: la gente giovane emigra, la popolazione invecchia, si sopprimono le classi, si perdono posti di lavoro. Un circolo ormai vizioso. Secondo dati recenti, in comuni come Greci e Montaguto, in tre anni sarebbero nati solo otto bambini…un po’ pochini per motivare nuovi stupendi. E così in Alta Irpinia, dove pauroso sarebbe al momento il crollo posti. Mentre a reggere meglio sono il capoluogo e l’hinterland, dove è anche maggiore l’afflusso di gente che dal napoletano si trasferisce nell’avellinese, rigenerandone per così dire il flusso demografico. E’ Elio Barbarisi, della segreteria provinciale e regionale Cisl Scuola (Contrattazioni regionali), a sottolineare poi un altro elemento. “L’organico irpino è un organico anziano. Gli stessi precari sono precari maturi: la media si attesta intorno ai 45 anni. Sono ormai mosche bianche i trentenni che entrano a pieno titolo. Singolare è il caso di una signora che lo scorso anno è passata di ruolo a 64 anni nelle scuole materne”. E ancora, il neo delle paritarie: “Salvo qualche eccezione, ci sono stipendi solo sulla carta o decurtati: posti di lavoro non reali e finalizzati solo all’acquisizione di punteggio”. Dunque, la necessità di maggiori controlli da parte delle direzioni didattiche statali onde evitare il riflesso negativo “di una pseudo occupazione che non porta risultati”. Ma, qualche nota di colore pare si possa intravedere in questo quadro a tinte fosche: “Sembra che la politica si stia interessando ad una serie di problemi. Ma deve ben capire che è inutile mantenere personale allo stato di supplenza. Forse bisognerebbe tornare indietro di dieci anni: almeno le immissioni in ruolo si facevano solo sui posti vacanti. Invece oggi si pensa che il lavoratore stabile costa troppo, ma non è così facendo bene i conti. La gente cerca pertanto certezza nei titoli e va in stato di ansia continua”. E poi: “Si spendono soldi in investimenti a vuoto quando invece si potrebbero incentivare posti utili ma carenti, come quelli dei vecchi ‘bidelli’”. Dunque: immissione nei ruoli scolastici sul 100 per cento dei posti disponibili; annullamento del doppio punteggio derivante dall’insegnamento presso istituti scolastici in comuni di montagna; riduzione del punteggio attribuito ai corsi post-laurea di perfezionamento, diploma di specializzazione o master universitario. Sono queste alcune delle possibili soluzioni per il sindacalista della Cisl “al fine di creare lavoro vero”. Al posto delle solite illusioni. (di Antonietta Miceli)

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