ROMA- Proprio nel giorno in cui a Napoli raccoglieva una “vittoria” giudiziaria importante, quella della riforma della sentenza di assoluzione degli ex vertici di Autostrade, emessa nel gennaio 2019 per la strage del bus, che aveva impugnato con un ricorso poi seguito in secondo grado dalla Procura Generale, per Rosario Cantelmo, già Procuratore della Repubblica di Avellino arriva un prestigioso incarico. Il magistrato in quiescenza ha accettato infatti di diventare collaboratore della Commissione Bicamerale di Inchiesta sulle organizzazioni criminali (Anfimafia) con un ufficialità arrivata proprio nella giornata di ieri, quando Cantelmo ha detto si all’incarico (che si rammenta non è retribuito). Un prezioso riferimento per la Commissione guidata dalla parlamentare Chiara Colosimo, quello del magistrato che per più della metà della sua lunga carriera ha combattuto le organizzazioni criminali. A Palazzo San Macuto del resto il magistrato incontra già la stima di ex colleghi come il parlamentare del Movimento Cinque Stelle Federico Cafiero De Raho, oltre che del parlamentare irpino Michele Gubitosa e di tutto il gruppo M5s in Commissione. L’ ex Procuratore Nazionale Antimafia De Raho è stato tra l’altro uno dei primi con cui si è confrontato dopo il si’ alla sua collaborazione. Nelle prossime settimane sarà anche più chiaro per quale Gruppo di Lavoro e soprattutto su quale aspetto al vaglio della Commissione sarà impegnato Una profonda esperienza non solo sul fronte antimafia quella del magistrato che per sette anni ha guidato la Procura irpina. Cantelmo, da Procuratore Aggiunto di Napoli, ha coordinato insieme alla pm Simona Di Monte le indagini che hanno portato dopo 25 anni alla cattura delle due primule rosse della camorra campana. I fratelli Pasquale e Salvatore Russo, ritenuti fino ai due distinti blitz scattati in meno di 48 ore degli imprendibili. Uno dei tanti risultati conseguiti nei suoi anni alla guida dell’Antimafia napoletana su un territorio quello Vesuviano dove sono stati assestati colpi durissimi alla criminalità. Uno dei risultati storici nella lotta alla camorra anche quello registrato nella citta’ di Ercolano, una pietra miliare per l’antkracket in quella terra. Nacque il ‘modello Ercolano’ (espressione coniata dallo stesso Cantelmo, ndr) dove il lavoro dei pm che hanno collaborato col Procuratore di Avellino convinse i commercianti del posto a ribellarsi al racket. Nel curriculum di Cantelmo ci sono state molte operazioni che hanno avuto risalto nazionale. Come quella denominata Golden Goal, un giro d’affari dei due clan camorristici egemoni tra Castellammare di Stabia e Gragnano (rispettivamente i D’Alessandro e i Di Martino-Afeltra) che muoveva milioni di euro ogni anno, grazie al reinvestimento di soldi nelle scommesse legali delle agenzie che venivano sfruttate per pulire il denaro provento della fiorente attività di spaccio condotta grazie alle numerose piantagioni di canapa indiana gestite sui monti Lattari, dall’usura e dalle estorsioni.
Ma la storia giudiziaria del Procuratore della Repubblica di Avellino non è solo rappresentata dalle inchieste sui clan. Rosario Cantelmo infatti negli anni 90 fu uno dei componenti del pool che si occupò della Tangentopoli napoletana, insieme ai colleghi Nicola Quatrano, Arcibaldo Miller, Nunzio Fragliasso, Domenico Zeuli, Isabella Iaselli, Alfonso D’Avino. Furono loro a firmare le inchieste su Gava, Pomicino, Di Donato, De Lorenzo, Scotti, Vito, sulla classe politica dirigente del Mezzogiorno al gran completo. Ma anche quella sul Re Mida della Sanità, quel Duilio Poggiolini che aveva nascosto centinaia di milioni nel pouff.